21 Aprile

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit: “Condanniamo l’adulazione quando non ne siamo l’oggetto”.


21 aprile
Nel calendario Repubblicano romano era la data delle feste dette Palilia, in onore di Pale, dea tutelare dei pastori, tradizionale data della fondazione di Roma (753 aC). Ovidio narra la fondazione di Roma nel quarto libro dei suoi Fasti. Tra l’altro Romolo, e non Remo, fonda la città perché ha visto dodici avvoltoi, e Remo solo sei. Al tempo di Cicerone si riteneva che ogni avvoltoio assicurasse un secolo di vita della città, il cui impero infatti cadde dopo 1229 anni.
Giosuè Carducci scrisse “L’annuale della fondazione di Roma”, un’ode alcaica in cui non mancano versi di vera poesia, con citazioni di un altro poeta latino, Rutilio Namaziano, che scrisse nel 416 dC la sua commossa elegia contenente un inno a Roma, quando l’ultimo avvoltoio stava ormai compiendo il suo volo. (“Fasti, in VI libri - che dovevano essere dodici, uno per mese, forse 8 dC, 152 pagine). (“L’annuale della fondazione di Roma”, dalle “Odi Barbare, I Libro, 1877, 48 versi) (“De reditu suo”, in due libri: il primo, a cui manca l’inizio, in 644 versi; ed il secondo, di cui sono restati solo 68 versi). Alla fondazione di Roma fa riferimento indiretto il “Carme Secolare” di Orazio, ode saffica (in strofe costituite da tre endecasillabi seguiti da un quinario, con opportuna accentatura) che doveva essere cantata alternativamente da cori di bambini e bambine. Il Carme, che fu commissionato da Augusto, fu cantato la prima volta il 3 giugno del 17 aC. Negli ultimi giochi secolari della storia, 247 dC, fu cantato il 21 aprile. Il poema, di carattere ufficiale, è un po’ sostenuto, ma formalmente perfetto. Possiede alcune belle immagini e ad un Italiano non può non ispirare una certa malinconia. Breve documento da leggere. (“Carmen saeculare”, 17 aC, 19 strofe saffiche, 76 versi)

I sopravvissuti alla spedizione che era partita alla ricerca di Arthur Gordon Pym (vedi 22 marzo) sbarcano a Melbourne, concludendo la loro avventura. Il romanzo è “La sfinge tra i ghiacci”, di Jules Verne. Nel corso della spedizione hanno trovato una montagna magnetica alta un centinaio di metri, con forma che ricorda la sfinge, che attrae irresistibilmente ogni anche minima particella di ferro. A sei piedi di altezza dalla base della zampa destra della sfinge hanno trovato anche… (“Le sphinx des glaces”, 1897, 488 Kbytes). La tradizione dell’esistenza di montagne magnetiche è antica e la si trova già, ad esempio, nel “Racconto del facchino e delle tre signore di Baghdad”, da “Le mille e una notte” (vedi 8 giugno). Una “Rupes Nigra” aveva poi migrato per conto suo verso il polo Nord, mentre la sfinge tra i ghiacci abita al Polo Sud.