21 Luglio

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”E’ facile essere vicini a qualcuno… da lontano. “


21 luglio
1667, giovedì. In questo fatidico giorno il Tesoriere (certo monsignor Claude Avry) per dispetto fece mettere un leggio davanti al posto del Cantore (certo Jacques Barrin) nella Sainte Chapelle di Parigi. D’onde una violenta polemica, quasi una guerra, tra il Cantore e il Tesoriere ed i rispettivi sostenitori, che fu cantata in un ameno poemetto eroicomico, “Il leggio”, di Nicolas Boileau Despréaux, capolavoro del suo genere nella letteratura francese. Il Primo Presidente, de Lamoignon, aveva suggerito a Boileau di scrivere un componimento, per esempio un “Leggio rapito”, su imitazione della Secchia Rapita (vedi 26 maggio) del Tassoni, il quale non sfigura al confronto e viene citato dall’autore al v.55 del canto IV, insieme ad Omero, nientemeno. Il lettore attento di questa allegra satira, un autentico gioiello, noterà quanta influenza ebbe in Francia a quel tempo la letteratura italiana del Cinquecento e Seicento.
(“Le lutrin”, 1674, sei canti, 1228 versi)
All’inizio del canto IV de “Il leggio”, viene citato col nome di Girot il fedele valletto del Cantore, che invece si chiamava Brunot. Sembra che questi se la sia presa con Boileau per non esser stato citato col suo vero nome - caso non frequente tra coloro contro cui sono dirette le satire.

1915, martedì. In questo giorno, storicamente, avvennero i primi attacchi turchi per catturare gli Armeni che si erano rifugiati sul monte di Mosè, Mus(s)a Dagh, per sfuggire alla deportazione ed allo sterminio. La resistenza dei circa 5000 Armeni, e la vita nella loro comunità di emergenza venne romanzata da Franz Werfel nel suo voluminoso “I quaranta giorni di Musa Dagh”. Il libro, un grandioso canto funebre sul primo genocidio del XX secolo, scritto da un Israelita, fu considerato “indesiderabile” in Germania dal nuovo governo, che aveva appena preso il potere nel 1933, anno in cui il romanzo fu pubblicato. Incidentalmente, Werfel sapeva bene che la resistenza su Musa Dagh era durata 53 giorni e non 40, ma - si crede- preferì la seconda cifra, che ridestava risonanze bibliche.
(“Die vierzig Tage des Musa Dagh”, novembre 1933, circa 800 pagine).
Da notare il capo V, “Intermezzo degli Dei” (Zwischenspiel der Götter), in cui ci si allontana da Musa Dagh per discutere temi di assai più ampio respiro, ed il velo che copre il futuro prossimo ogni tanto si squarcia.

1866, sabato. “Il 21 luglio rappresenta per la famiglia Leccio non l’anniversario soltanto della gloriosa battaglia garibaldina.. .”. La battaglia è quella di Bezzecca, gloriosa solo fino a un certo punto. Dal “Frammento di cronaca di Marco Leccio e della sua guerra sulla carta del tempo nel tempo della grande guerra europea”, penultima delle Novelle per un Anno, di Luigi Pirandello. Storia di un garibaldino sopravvissuto fino alla grande guerra, cioè troppo. Per le novelle si veda il 22 ottobre.