13 Ottobre

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”Uscire di scena è inevitabile, non c’è via d’uscita.”

Anno 54 dC, giorno della morte dell’Imperatore Claudio. “Quid actum sit in caelo ante diem III idus Octobris …volo memoriae tradere. - Voglio che resti agli atti ciò che avvenne in cielo il 13 ottobre”. Così incomincia lo scritto satirico “Apocolocyntosis Divi Claudii”, qualcosa come “l’assunzione fra le zucche”, attribuito a Seneca Minore. Lo scritto non risparmia critiche feroci al defunto. Fortuna, specialmente per Seneca, che poi venne Nerone. La breve opera, interessante, ci dipinge una civiltà matura di cui in genere si sa meno di quel che si crede.
(“Apocolocyntosis Divi Claudii”, tra il 54 e il 65 dC, se l’attribuzione a Seneca è corretta, 15 pagine, 3000 parole).
Per la precisione va detto che nella maggior parte dei manoscritti che abbiamo in mano nostra, l’opera porta un titolo diverso, quello di “Ludus de Morte Claudii”, cioè spettacolo, o scherzo, sulla morte di Claudio, o altri titoli consimili. Lo storico Dione Cassio (LX, 35), per il quale si veda il 18 ottobre, nel riportare i commenti satirici fatti alla morte dell’Imperatore, racconta che Seneca Minore compose una parodia della “Apotheosis” o “assunzione fra gli dei” di Claudio, a cui diede il titolo di “Apocolocyntosis”, cioè, appunto, “assunzione fra le zucche”. Tuttavia, anche questo termine è abbastanza incerto. Nel Rinascimento, il Ludus de Morte Claudii fu identificato con la Apolocyntosis di Seneca, nella speranza che due incertezze facciano una certezza, e sorvolando sul fatto che nel Ludus non si parla mai di zucche.


1806, lunedì. Mademoiselle Laurence de Cinq-Cygne incontra Napoleone alla vigilia della battaglia di Jena (14 ottobre). Gli chiede la grazia per degli innocenti accusati ingiustamente di un delitto e Napoleone, mostrandole gli eserciti che attendono la battaglia, risponde:”Ecco trecentomila uomini. Sono innocenti, anche loro. Ebbene, domani trentamila saranno morti , morti per il loro Paese…” E va anche oltre, dicendo che magari tra i caduti ci saranno grandi uomini in potenza. In realtà tutti quanti sarebbero morti inutilmente per l’ambizione di un solo, ma tant’è, Mlle de Cinq-Cygne si inchina, anche perché crede ad una commutazione di pena. A quanto pare, Honoré de Balzac stesso trova questa frase sublime: tutta la sua opera porta il marchio di Napoleone in filigrana. L’episodio è tratto dal romanzo “Un losco affare”. Vedi anche 23 settembre.
(“Une ténébreuse affaire”, comparso a puntate nel 1841, in volume nel 1843, 250 pagine).