Fine serena

Date: 6 Feb 2019 - Sezione: racconti/

FINE SERENA
Agosto 1785

« Adesso riposate, Jean-Baptiste, mio marito e mio adorato zio”, disse Maria-Margherita, circondata dai numerosi nipoti e amici presenti in lacrime, quando il prete fu uscito. “Sì, riposare!” Sospirò il vecchio. “Voi siete credente e sapete che, se c’è mai stata una buona persona sulla terra, siete voi”. “No, moglie mia, queste cose non si dicono”. “Non lo dite voi, se volete, ma lo dicono tutti. Non lo dicono solo tutti quelli che avete aiutato, e non lo dico solo io, che siete quella che più avete aiutato”. “Ma no, nipote mia. Ti ho sposata e sei tu che hai aiutato me. Tu hai reso questi miei ultimi anni felicissimi.” Ma voi mi avete strappato a una vita miserabile, forse infame”. “No, non siete certo il tipo. Sono io che ho ricevuto più di quanto ho dato. Ma muoio tranquillo. Solamente…” “Ma zio, solamente cosa? perché parlate con un tono così triste? Non ne avete motivo. Non avrete paura della Morte, proprio voi!” Il vecchio si risentì:” Paura io? Non so neanche cosa sia, la paura. I malvagi hanno paura. Piuttosto un rimpianto…” “Ma che rimpianti potete avere? Avete avuto tutto quello che volevate, il successo, la gloria, l’affetto degli umili, l’amicizia dei grandi, dei re e dei sapienti”.”Sì……ma…” “Ma cosa?”.”Le mie opere…” “…le vostre opere sono un modello per tutti i giovani scultori, lodate da tutti. Tutti fanno a gara per imitarvi o per averne una. Non vi basta?”. “Mia cara. Le mie opere sono il mio rimpianto. Io volevo fare statue gioiose… Diane…Veneri…Volevo ritrarre la giovinezza, la bellezza, la gioia di vivere…” “Ma l’avete fatto! E avete fatto anche sculture leggiadre: il bambino con la gabbia…la bambina che si toglie una spina dal piede…” “Ebbene, nipote mia, quella mia ultima opera è simbolica… speravo anch’io di potermi togliere la spina dal piede, e non ci sono riuscito!”. “Di che spina parlate?”. “Te l’ho detto. Quali sono i miei capolavori? “ “Marito mio, tutti ammirano il vostro impareggiabile capolavoro…il mausoleo a Maurizio di Sassonia…” Ecco, giusto. E poi?” “ Ah, la tomba del Duca di Harcourt!”. “Appunto. “ E qui il vecchio si mise a singhiozzare. “Ma perché piangete sui vostri capolavori?”. “Ve l’ho detto, il perché. Perché volevo che il mio nome fosse associato alla gioia di vivere, alla grazia e all’allegria… E invece…invece è associato a tre tombe!”. “Va bene, ma sono dei capolavori stupendi”. “Tu dici? Ma ci ho raffigurato tre volte la Morte, e con orrido realismo! Che diranno le generazioni future?”. “Le generazioni future diranno che siete stato un secondo Bernini, un talento incredibile…”. “No, penseranno che il mio sia il nome di uno iettatore, e faranno gli scongiuri quando mi nomineranno! Povero padre mio, se l’avesse mai pensato!”.”Ma che dite, marito. Riposate tranquillo. Adesso vi darò un tranquillante…una verbena ben zuccherata che vi piace tanto… “
Passò qualche minuto. Il vecchio bevve lentamente la verbena, già pronta.
Affondò la testa nel cuscino e guardò verso l’alto. Ed ecco, gli parve che il soffitto si aprisse. Un angelo gli apparve. Tutti i presenti ne sentirono la presenza anche se non ne udirono la voce. “Jean-Baptiste, disse l’angelo sorridendo. Sei stato un uomo buono e pio. La tua preghiera è stata ascoltata Lassù, e sarà esaudita”. “E’ una promessa?”.”Certo. Sta tranquillo. Il tuo nome sarà sinonimo di gioia di vivere.” “Oh… Ringraziate per me il Signore”. “Lo ringrazierai tu or ora”. “Oh, quale felicità!” sospirò il vecchio, e chiuse gli occhi. Tutti i presenti erano tristi, ma ebbero il cuore colmo di pace e di serenità. Così, serenamente morì lo scultore Jean-Baptiste Pigalle, il 20 agosto 1785.


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