'L Bagn - II edizione

Date: 9 Mar 2020 - Sezione: racconti/

Qui forse ho presunto troppo: ho scritto un breve racconto, un’interpolazione in una biografia di un personaggio noto, servendomi della lingua piemontese nei dialoghi, sebbene io sia stato educato (a Torino) a non parlare piemontese, né a casa né a scuola. Rassicuro l’eventuale coraggioso lettore: i dialoghi sono tradotti a piè pagina. L’impressione che voglio dare è quella di un tempo, circa 170 anni fa, in cui nelle varie regioni italiane, anzi, in ogni circondario ognuno parlava il linguaggio locale. In più, soprattutto nelle campagne, si viveva e si pensava in un modo completamente diverso da oggi. Infatti, una critica non richiesta che ho ricevuto e che mi ha incoraggiato (immagino contrariamente alle intenzioni del critico) a mettere in rete questo racconto, scritto intorno al 2013, è che il racconto non è politicamente corretto. Naturalmente la critica non era formulata in questi termini, ma il succo era lo stesso. Non so che farci. Sono certo che il Piemonte intorno al 1850 era assai simile a come l’ho descritto, arcaico quanto si vuole (persino alcuni vocaboli - ma non troppi - li ho ripescati da vecchi dizionari del tempo), ma era così. I latini dicevano “La storia è maestra della vita”, e ora mi si vuol far credere che “La vita è maestra della storia”. Spero proprio di no.
Poiché non risiedo a Torino dal 1965, ho dovuto chiedere consiglio ad altri perché il mio piemontese non fosse incomprensibile anche ai piemontesi. Tramite amici ho ricevuto un aiuto al di là delle mie speranze dal Dott. Paolo Sirotto, in ortografia e in due punti lessicali. Con lui ho anche discusso alcuni suoi consigli che, probabilmente a torto, ho preferito non accettare. Ma non per questo la nostra amicizia, appena nata, è subito morta. Anzi, sono lieto di ricordare a coloro che amano il Piemonte, che il Dott. Sirotto, con altri, mantiene un interessante sito su internet, http://www.artecipiemont.eu/.

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