21 Settembre

Sezione: non-accadde/

San Matteo. I contadini, tramite il loro porta parola, un incongruo Stanislao Leczinsky, protestano di aver già pagato le tasse, “saranno sei settimane alla festa di San Matteo”, nel dramma “Ubu re”, di Alfred Jarry. Il dramma/farsa è schematico, con personaggi rozzi, umorismo di bassa lega. La satira è di poco conto. Fece grande fracasso alla sua comparsa. È peraltro obbligatorio dire che lo si è letto, che lo si è trovato sensazionale, che è opera innovativa dissacrante graffiante rivoluzionaria. È certamente un’opera istruttiva, che merita tutta la venerazione di chi ha il cervello fatto per queste cose (e per non molto altro).

(“Ubu roy”, 1897, una cinquantina di pagine).


491 a C. Secondo l’autorevole “Cambridge Ancient History”, questa sarebbe la data corretta della battaglia di Maratona, la cui descrizione occupa diversi capitoli del libro VI delle storie di Erodoto (vedi 18 febbraio). Altri, basandosi sui calcoli del Böckh (1855) preferiscono il 12 settembre o addirittura il 12 agosto del 490 aC. La battaglia fu preceduta di pochi giorni dall’assedio e presa di Eretria nell’Eubea. I prigionieri Eretriesi furono temporaneamente deposti sull’isola di Egilia in attesa del loro destino. La battaglia di Maratona, anche se secondo il padre della storia durò “molto tempo”, non durò probabilmente più di mezza giornata. Nel pomeriggio le navi persiane passarono dall’isola di Egilia, imbarcarono i prigionieri di Eretria, si mostrarono al largo di Atene e infine decisero di ritirarsi. Gli Eretriesi furono quindi deportati all’interno della Persia, nella Cissia, presso un pozzo di petrolio, accuratamente descritto da Erodoto. E qui rimasero. Cinquecento anni più tardi, come viene raccontato da Flavio Filostrato, il filosofo Apollonio di Tiana, diretto in India insieme al discepolo Damis, passò per quella regione ed ebbe un sogno: dei pesci gettati sulla riva del mare chiedevano aiuto a un delfino che passava al largo. Segue un interessante ed articolato episodio, che occupa i capitoli XXIII- XL del libro I della Vita di Apollonio di Tiana. Lettura consigliata. Apollonio di Tiana, neo-pitagorico, fu presentato dai tardi filosofi greci come una possibile antitesi pagana a Gesù Cristo, ma non lasciò seguaci. Era troppo tardi per il paganesimo nella sua versione greco-romana. Ciò non toglie che il libro che racconta la vita di Apollonio sia interessante e contenga episodi molto belli.

(“Vita di Apollonio di Tiana – Ta es ton Tyanea Apollonion”, II secolo dC, circa 500 pagine).

Filostrato riporta che su una lapide del cimitero degli Eretriesi, naviganti finiti in mezzo alla terraferma, stavano scritti i seguenti quattro versi (due “distici elegiaci”):

“Noi che un tempo navigavamo i profondi flutti dell’Egeo
giacciamo nel mezzo della pianura di Ecbatana.
Addio, patria un tempo nobile, Eretria; addio Atene,
vicina dell’Eubea. Addio amato mare.”