1724, giovedì. “ Twas on the day when X, rich and grave…- Era il giorno in cui X ricco e grave…”. A quanto pare nella prima edizione fu l’editore a sostituire agli asterischi il nome di (George) Thorold, Sindaco di Londra nel 1719-20, mandando in crisi i riferimenti cronologici. Tutto ciò avviene nel Libro I della prima edizione della “Zuccheide” o “Stupideide” (tentativi di tradurre in italiano il titolo inglese “The Dunciad”), di Alexander Pope. Il 29 ottobre era a quel tempo il Lord Mayor’s Day (“Giorno di Sua Grazia il Sindaco”), con processione sul Tamigi e sulla riva del fiume, cerimonia che si celebra tuttora in data diversa. In quell’occasione il poeta ufficiale della città preparava uno spettacolo con panegirici e altre rime che dovevano soddisfare i gusti del poco raffinato popolo di Londra di allora. Ma nel 1724 c’era un problema: il poeta ufficiale, Elkanah Settle, era morto (12 febbraio 1724). Settle, fanatico e voltagabbana, sarebbe oggi completamente dimenticato se non fosse stato appunto il consorte della regina Zuccona (Dulness), la protagonista della Zuccheide, poemetto che verte sulla nomina del successore di Settle, la cui morte viene annunciata da Dulness la sera del Lord Mayor’s Day.
Il poema ebbe almeno tre redazioni differenti con differenti eroi, la prima in tre libri, la terza in quattro, l’ultimo dei quali mi sembra alquanto incongruo. Si tratta di una satira allegorica del mondo letterario inglese dell’epoca, diretta ai molti nemici di Pope , i quali non diminuirono né di numero né di veemenza dopo questo scritto. Le satire in genere non invecchiano male, perché alcune malattie dell’umanità sono inguaribili. Però, le satire allegoriche come la Dunciad invecchiano più rapidamente degli altri classici e sono illeggibili a meno di essere accompagnate da note più lunghe del testo. Ma in questo caso ci si può provare, con l’avvertenza che la lingua è antiquata, le note vanno lette, e non mancano episodi di gusto pesante, soprattutto nel secondo libro.
(“The Dunciad”, 1728, tre libri, 1098 versi. Nell’edizione del 1743 comparve un quarto libro in 656 versi, portando il tutto a 1754 versi, come afferma lo stesso autore in appendice).
Esiste allo Yale Center for British (!) Art, New Haven (USA), un bel quadro del Canaletto, in cui si rappresenta il Ponte di Westminster con la celebrazione del Lord Mayor’s Day del 1746.
http://www.wga.hu/frames-e.html?/html/c/canalett/7/canal701.htmlhttp://www.wga.hu/frames-e.html?/html/c/canalett/7/canal701.html.
Per la stessa circostanza il Canaletto fece almeno un secondo quadro, che mi pare anche migliore, con la vista della Cattedrale di Saint Paul.
1918, martedì. “… la morte non gli offuscò negli occhi l’alba di vittoria in cui finiva la gesta dei mugnai e del mulino di Po, cominciata la notte di un disastro lontano, anche su un fiume, perduto nel tempo che volge e rivolge coi giorni e con noi ogni cosa nel segreto di Dio”.
Explicit de “Il mulino del Po”, di Riccardo Bacchelli , con la morte dell’ultimo degli Scacerni sul ponte sul Piave. Bel libro, con pagine di vera commozione, di cui è vivo personaggio anche la bella città di Ferrara, con la sua gente, le sue vie, i suoi monumenti, il suo Duomo, le sue storie.
(“Il Mulino del Po”, 1938-1940, 1800 pagine, non proprio breve, ma l’escursione vale la pena). Vedi anche 8 novembre.