Sardonicus Dixit: “Amor ch’a nullo amato amar perdona: l’illusione da cui sono nati gli stalkers.”
16 novembre
1880, martedì. Data dell’ultima lettera scritta da Ademaro a Cipriana, atto II di “Divorziamo!”, di Victorien Sardou. Il brillante vaudeville esplora tra il serio e il faceto le conseguenze di un falso allarme, che la legge che ristabiliva il divorzio fosse già passata, messo in scena da un amante speranzoso il 17 novembre 1880, giorno in cui inizia la commedia. L’atto III, con la cenetta liberatoria in una saletta privata di un ristorante elegante è veramente brillante.
(“Divorçons”, 1880, tre atti).
La legge (che ebbe nome Legge Naquet) passò solo il 27 luglio 1884. Una volta letto il testo o vista la commedia, sorge spontanea la domanda se l’autore fosse favorevole o contrario al divorzio. Non è così chiaro. Sardou era diabolicamente astuto.
1803, martedì. In questo giorno incomincia il romanzo “Un losco affare”, di Honoré de Balzac, con Michu che pulisce la sua carabina rigata nel parco di Gondreville. Vedi 13 ottobre.
Compleanno del Colonnello Thomas Newcome, uno dei personaggi principali del romanzo “I Newcome”, di William Makepeace Thackeray. Lo apprendiamo dalla data della seconda lettera tratta dalla corrispondenza del Colonnello, scritta da Parigi il 15 novembre 1820 dalla Contessa de Florac, nata de Blois. E’ anche la prima data che compare nel romanzo. La contessa de Florac fu il primo amore giovanile del Colonnello e ricorda che il 15 novembre è il suo compleanno. Il romanzo, continuazione, in senso lato, della “Fiera di Vanità”, e da taluni considerato il vero capolavoro dell’autore, è voluminoso, con molti personaggi che compaiono, scompaiono e riappaiono, tra cui i de Florac. Oltre all’intreccio ed alla forma, se ne apprezza il contorno alla vicenda famigliare dei Newcome, una sorta di guida all’Inghilterra Vittoriana di metà Ottocento, utilissima al lettore interessato. La narrazione è magistrale, i caratteri sono ben disegnati. Il Colonnello Newcome, modesto, onestissimo, valoroso e un po’ ingenuo, rappresentava a fine Ottocento un tipo ben definito di gentiluomo nel mondo di lingua inglese. Insomma, uno dei migliori romanzi in inglese - ma gli Inglesi preferivano Dickens: comprensibile, Thackeray li rappresentava per quel che erano, Dickens – sovente - per quel che avrebbero voluto essere.
(“The Newcomes, Memoirs of a most Respectable Family, Edited by Arthur Pendennis, Esq.”, 1.99 Mbytes, 950 pagine).
Raccomandazione per il lettore: non bisogna lasciarsi scoraggiare dalla prima metà del primo capitolo, lontanissima dai nostri gusti, ma valida – forse - quando la gente disponeva meglio del proprio tempo.
1830, lunedì. “Se non ritorno per il 15 novembre entrerete in possesso dei miei averi”, racconta di aver detto Raphaël Valentin a Pauline Gaudin, giovane figlia della proprietaria della pensione in cui lui viveva miserevolmente (da “La pelle di zigrino”, di Honorè de Balzac) . In questo romanzo sono ben amalgamati aspetti soprannaturali, realismo delle descrizioni di oggetti, di ambienti, di situazioni, e analisi dei caratteri. La pelle di zigrino può esaudire qualsiasi desiderio, ma ad ogni desiderio esaudito si restringe, e in più la vita del possessore si accorcia. Sfortunatamente non si accorcia invece il lungo, declamatorio racconto autobiografico dell’ubriaco Raphaël, “orgia di parole” dopo un’orgia dei sensi, che è abbastanza inverosimile: senza pause durerebbe circa quattro ore e mezza e occupa un terzo del romanzo. Da leggere tuttavia.
(“La peau de chagrin”, 1831, in tre parti: Il talismano; la donna senza cuore; l’agonia. Segue un epilogo. Circa 330 pagine) –
“verso il 1848”, data della lettera con cui Georges Duval annuncia a Margherita Gautier (“La signora delle camelie”) che ha detto “tutto” al figlio Armand e che farà di tutto per assicurarle un migliore avvenire. Troppo tardi. Vedi 12 marzo.