Sardonicus dixit “Ci piace sempre che altri raggiungano le nostre conclusioni, a patto che ci arrivino dopo.”
8 febbraio
1807, domenica. Battaglia di Eylau in una tempesta di neve, in cui vinsero i Francesi di Napoleone contro i Russi, ma subendo gravi perdite. Per evitare la sconfitta, Murat condusse una carica finale di ottanta squadroni di cavalleria, una delle maggiori della storia militare. In questa carica fu gravemente ferito il Colonnello Chabert, eroe del (breve) romanzo omonimo di Honoré de Balzac. Il Colonnello, dato per morto, sopravvive e torna a Parigi per recuperare il suo nome, la sua moglie, le sue proprietà e pertanto si affida all’avvocato Derville. Riuscirà?
(“Le Colonel Chabert”, parte di “Scènes de la vie privée”, comparso in versione preliminare nel 1832 ed in versione definitiva nel 1844, 70 pagine)
1835, domenica, muore il barone Guillaume Dupuytren, insigne clinico francese. Il suo nome è oggi noto soprattutto ai medici ed ai pazienti affetti dalla sindrome che porta il suo nome. In più, i conoscitori di Balzac sanno che il barone (ateo professo e massone) si nasconde sotto il nome di Dottor Desplein nella Comédie Humaine ed in particolare nel breve appassionato racconto “La messa dell’ateo”. Non si sa però se quanto viene attribuito a Desplein, descritto come alquanto eccentrico, sia vero o sia immaginazione dello scrittore (ma allora perché nel manoscritto il nome Dupuytren appare una o due volte cancellato e sostituito con Desplein, come una distrazione?). Ancora meno si sa se l’8 febbraio 1835 sia avvenuto quello che Balzac sembra pensare possibile nelle ultime righe del suo racconto.
(“La messe de l’athée”, parte di “Scènes de la vie privée”, 1836, quindici pagine).
1866, giovedì. “Ora intorno a questa beatitudine si aggirava il vile mandatario del prelato nella sera dell’8 febbraio 1866”. Così incomincia l’azione del romanzo “Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico” di Giuseppe Garibaldi: polpettone fazioso, fino ad essere quasi una caricatura, ma interessante come documento, e comunque migliore delle poesie dello stesso Garibaldi.
(“Clelia: il governo dei preti: romanzo storico politico”, 1867, 127 pagine).
1898, martedì. Data dell’ordinanza in virtù dell’articolo 819 del codice di procedura civile, con cui inizia il libro “Il Dottor Faustroll, patafisico”, di Alfred Jarry. Faustroll, era nato nel 1898 all’età di 63 anni ed era cultore della patafisica, dal nome greco “Epì ta metaphysicà”. Per comprendere i principi della patafisica suggerisco di leggere l’opera, o solo il libro VIII se uno ha fretta. Avere uno spirito goliardico a vent’anni è una qualità simpatica; a cinquant’anni rende insopportabili. La lettura è faticosa nell’insieme:“Dio è il punto tangente dello zero e dell’infinito” (1).
Qualche barlume di interesse qua e là: la biblioteca di 27 opere, non mal scelte, e poi la navigazione (terrestre) dell’Usciere, del Babbuino e del Dottore attraverso una Parigi allucinata.
(“Gestes & Opinions du Docteur Faustroll pataphysicien. Roman néo-scientifique”, in VIII libri – postumo, cioè dopo il 1907).
(1) Assomiglia molto ad un onestissimo teorema di geometria proiettiva: “Una quadrica rotonda è bitangente all’Assoluto”. Questo, però, è un teorema dimostrabile (Staudt, 1856).