Sardonicus dixit: “Nel giudicare gli altri approssimiamo sempre per difetto.”
“Pensano che io abbia ucciso mia moglie il 5 ottobre. L’avevo immolata molto prima…”. Così confessa ai compagni di viaggio l’uxoricida assolto, Pozdnyshjov, nella “Sonata a Kreutzer”, di Lev Tolstoj.
Il racconto è anzitutto una lunga declamazione di Pozdnyshjov su amore e matrimonio, con osservazioni originali ed anticonvenzionali e argomentazioni condotte con logica serrata, per ventiquattro brevi capitoli, che fino a questo punto costituiscono probabilmente il più noioso e meno leggibile dei racconti di Tolstoj. Ma nel Capo XXIII finalmente compare la Kreutzer Sonata: “Quella suonata è una cosa terribile, specialmente il presto!”. Seguono quattro avvincenti capitoli di azione, di stampo naturalista.
Per le sue idee anticonvenzionali, che lascerò scoprire al lettore, perché ne vale la pena, il racconto fu subito censurato in Russia e sollevò reazioni di tutti i generi, soprattutto negative, all’interno e all’estero, tanto che l’autore sentì la necessità di tornare sul soggetto un anno dopo per spiegarne la filosofia, ciò che generalmente sarebbe meglio non fare, e comunque non serve a niente.
(“Krejtzerova sonata”, 1889, 161 Kbytes).
(“Epilogue to the Kreutzer sonata”, 1890, 5500 parole, 9 pagine).
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1864 (?), mercoledì. Firma dell’atto costitutivo della Banca Universale da parte di Aristide Saccard e soci in “Il denaro” di Émile Zola. Grande, media, piccola e minuscola finanza: uno spaccato della Parigi della fine del Secondo Impero, che corre come può dietro al denaro per i motivi più diversi; speculazioni ed odii implacabili tra banchieri, dove chi ne fa le spese sono i più deboli; riferimenti abbastanza trasparenti agli scandali finanziari del tempo, che non si verificarono soltanto in Francia (né solo allora, sia pure con modalità sempre diverse). Il romanzo è interessante anche per la sua interpretazione di come il denaro sia in agguato dietro all’intera società, incominciando dai principali eventi storici. Ma Zola si ritrova nel suo elemento soprattutto quando descrive il denaro in agguato dietro agli aspetti più sordidi dell’esistenza. Così, alcuni brani e soprattutto il finale sono nel più puro stile di Zola: degradazione, abiezione, tare ereditarie, sudiciume, squallide morti - ed una curiosa domanda nell’explicit del romanzo: ” Pourquoi donc faire porter à l’argent la peine des saletés et des crimes dont il est la cause ? L’amour est-il moins souillé, lui qui crée la vie ? - Perché dunque condannare il denaro per le sporcizie e i delitti di cui è la causa? L’amore, che crea la vita, è forse meno sudicio?”. Suona bene, ma che vuol dire? Auguri al volonteroso lettore.
(“L’argent”, vol. XVIII dei Rougon-Macquart, 1891, 1.05 Mb)
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