In questo breve saggio (in versi) ho osato dare una vaga idea dello Zohar, libro che è fondamento e sintesi della Kabala, quale essa era nel XIII secolo - o quale sarà per l’eternità. Naturalmente non posso in quaranta pagine dare altro che una pallida idea di un libro che di pagine ne conta 1600 circa, tanto più che mi guardo bene dall’entrare nel vivo del testo. In pratica io mi occupo solo della copertina. Chi sarà abbastanza incuriosito, forse si azzarderà a leggere qualcosa del testo. Ma: ‘Bisogna leggere lo Zohar col cuore e non colla ragione’ - ‘quello che vi si legge non vuol dire quello che sembra’. E’ chiaro che senza la prima istruzione, la seconda non ha senso. In effetti la base dello Zohar è che quello che si legge nella Bibbia non vuol dire quello che sembra. La Bibbia è dopo tutto un libro abbastanza chiaro, anche se con qualche difetto, qualche contraddizione e qualche descrizione di un comportamento divino non ortodosso. Ebbene, il postulato dello Zohar è che nella Bibbia non ci possano essere difetti, anzi, che la Bibbia sia un testo ‘cifrato’, in cui si tratta di ben altro che di storielle, come la creazione in sette giorni, o l’Arca di Noè, o la storia di Davide e Golia. No, lo Zohar ha lo scopo di spiegarci come nella Bibbia siano chiusi i segreti della natura di Dio, dell’Universo e dell’Uomo (in ultima analisi le tre idee della ragione kantiane). Ma, per riuscirvi, lo Zohar non può fare a meno di essere un libro oscuro. Leggendo con la ragione ci imbattiamo nel paradosso che abbiamo la pretesa di spiegare mediante un libro oscurissimo i presunti segreti di un libro chiaro. Meglio dunque ricorrere al cuore. Su internet e su Youtube c’è quanto si vuole per leggere lo Zohar con il cuore. A questi siti indirizzo l’ambizioso lettore, che forse un giorno guarderà indietro a questo mio saggio con compassione. Auguri.
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