(1870) “Finalmente, il 3 ottobre partimmo”. Si tratta di truppe raffazzonate dell’Armata della Loira dopo la battaglia di Sédan, di cui fa parte il narratore Jean Mintié. Dal Capo II de “Il Calvario”, primo romanzo “ufficiale” di Octave Mirbeau, sorta di autobiografia dell’autore, descritta nei dettagli con funzione catartica. Tuttavia, proprio questo Capo II, considerato violentemente antipatriottico, fece – penso – più scandalo in Francia che le vicende passionali di Mintié/Mirbeau descritte nei capitoli successivi. Il capitolo II è da leggere. Invece è troppo tardi perché il resto del libro produca ancora sensazione. (“Le Calvaire”, 1886, circa 200 pagine).
(Anno imprecisato di fine Ottocento). A diciassette anni, Effi Briest sposa il barone Geert von Instetten. Da “Effi Briest”, capolavoro di Theodor Fontane, in cui viene rappresentato con mano di maestro il progressivo e triste spegnersi di una ragazzina spensierata, sposata troppo presto. Nell’Ottocento la morale corrente condannava senza pietà, ma non furono pochi i romanzi importanti che trattarono il problema dei matrimoni senza amore, con qualche simpatia per l’allora “sesso debole”. Vengono in mente Anna Karenina, Madame Bovary e, appunto, Effi Briest, che mi pare il caso più penoso. Da leggersi tutti e tre, incominciando da questo, che forse è – immeritatamente - il meno noto al pubblico italiano. (“Effi Briest”, 1894, 602 KBytes)