27 Novembre

Sezione: non-accadde/

Sardonicus Dixit: “Le cose potrebbero migliorare solo se gli italiani avessero lo stesso sentimento d’urgenza e di preziosità del tempo che hanno alla guida di un qualsiasi catorcio d’automobile.”


27 novembre

1314, mercoledì. Ha inizio l’azione del dramma « La Torre di Nesle » di Alessandro Dumas padre : Margherita di Borgogna diventerà regina « dopodomani ». Lo divenne il 29 novembre 1314. Erano tempi di intrighi oscuri, quelli in cui il ramo primogenito dei Capetingi si estinse, nonostante ci fossero un re che non scherzava (Filippo il Bello) e tre figli maschi. Anche la storia di Margherita di Borgogna è piena di punti oscuri, e c’è chi dice che non morì, come invece si annunciò, al Château-Gaillard dov’era prigioniera per adulterio, ma riuscì a fuggire. Può darsi. Non è però in questo dramma di Alexandre Dumas che uno può sperare di trovare la verità storica. Solo i nomi sono presi dalla storia. Tutto il resto è inventato più o meno di sana pianta, fulgido esempio di come non si scrive un dramma ovvero romanzo storico. Ma il dramma divenne celebre, non senza merito, e permette un’avvincente lettura, anche se rigurgitante di espedienti romantici, amori travolgenti, figli perduti e troppo tardi riconosciuti, ricatti e doppi ricatti, ecc. Dumas si fa leggere o guardare, niente da fare.
(« La tour de Nesle », 1832, cinque atti)


1671, venerdì. Parte da Parigi sotto scorta armata il Duca di Lauzun (l’intero elenco dei suoi nomi lo lasciamo agli Americani, che si dilettano di queste cose). Di lui, ex-favorito di Luigi XIV, si era invaghita la sorella del re, la « Grande Demoiselle », e finalmente, per l’arroganza e l’avidità di Lauzun e gli intrighi di qualche donna più favorita di lui, il matrimonio era andato a monte. La destinazione era la fortezza di Pinerolo, dove Lauzun arrivò il 13 dicembre per restarci dieci anni. Era stato arrestato da Rochefort la sera del 25 e lo scortava D’Artagnan (chi ha letto « I tre moschettieri » noterà dunque due vecchie conoscenze).
Qui lo citiamo perché François de La Rochefoucauld, che nelle sue 504 massime (edizione del 1678) non fa un solo riferimento storico, dedica invece alla strana ed esemplare storia di Lauzun svariate pagine nel Capo XIX delle sue « Riflessioni diverse». La tesi di de La Rochefoucuald è che il suo secolo abbia presentato più casi straordinari di ogni altro e lui ne offre un elenco alla considerazione del lettore. Sembra che la storia di Lauzun lo avesse particolarmente colpito come riassunto dei vizi più che delle virtù del secolo. Invece, de La Rechefoucauld liquida sprezzantemente Cromwell in poche righe senza neanche nominarlo.
Le « Massime » non si leggono, si tengono sul comodino, si sfogliano e si assaporano. Le « Riflessioni » non sono allo stesso livello.
(«Réflections ou sentences morales” o, brevemente “Maximes”, prima edizione 1665 con 317 massime, ultima edizione curata dall’autore del 1678, con 504 massime. L’edizione definitiva del 1817 ha più di 700 massime).
(« Reflexions diverses”, postume, 19 saggi per circa 30 pagine).
Tra i vicini di prigionia a Pinerolo c’erano vari personaggi illustri, tra cui, si presume, l’Uomo della Maschera di Ferro (vedi 25 giugno) le cui azioni sono in ribasso di questi tempi, dopo di aver fatto scorrere fiumi d’inchiostro nell’Ottocento. Chi legga un po’ di memorie del tempo può convincersi di una ragione molto semplice per cui le descrizioni del personaggio erano così diverse: di Uomini della Maschera di Ferro (o anche non di ferro) ce n’erano in circolazione più di uno, in prigione e in libertà, mascherati per vari motivi.