Sardonicus dixit: “Adesso per creare una distanza generazionale bastano pochi mesi.”
13 dicembre
1740, martedì, ore nove in punto. Federico II di Prussia parte in carrozza per invadere la Slesia. Siamo agli inizi della prima guerra di Slesia, in cui la Prussia aggredisce l’Austria praticamente senza motivo, iniziando una tradizione. Il fatto è ricordato in un breve componimento poetico di François Andrieux, “Il mugnaio di Sans-Souci”. Lo stesso Federico II vuole avere un certo terreno presso il suo nuovo palazzo, su cui da sempre un vicino senza pretese ha il suo mulino. Questi non vuol vendere. Avrà miglior fortuna dell’Austria con la Slesia.
Ce sont là jeux de prince:
On respecte un moulin: on vole une province.
E’ così che i principi giocano
Un mulin lo rispettano, una provincia la rubano.
(“Le meunier de Sans-Souci - anecdote”, dai “ Contes et opuscules en vers et en prose”, edizione originale del 1800, 87 versi. Su ottantasette versi almeno tre sono rimasti famosi.)
1848, mercoledì 13 di un mese di fine inverno (ma siamo nel 1848, anno della grande insurrezione polacca contro la Prussia, e quindi il mese è dicembre), cinquantesimo compleanno del “vecchio” Sturm, che è ossessionato dall’idea che morirà proprio in quel giorno. Per togliergli questa fissazione figlio e amici gli giocano un tiro. Siamo alla fine del romanzo “Dare e avere”, di Gustav Freytag, con distribuzione dei premi: chi deve morire è già morto o morirà presto, i buoni stanno ricevendo le loro ricompense. Il romanzo ebbe grande successo in Germania alla metà dell’Ottocento: semplice, avvincente, vario, ha tutti gli elementi essenziali di un best-seller. Vi si segue l’estinzione di una famiglia nobile e l’ascesa di un borghese, Wohlfart, rappresentante della nuova cultura. Lo sfondo è il trionfare della Germania che sta trovando la sua unità e rappresenta la civiltà. Sfortunatamente l’autore, seguendo i clichés del tempo, riservò un trattamento poco favorevole agli Ebrei e ancor peggiore ai Polacchi. Veramente anche in questi due campi, c’è almeno un rappresentante positivo, ma non basta né per gli uni né per gli altri. In certo senso gli Ebrei sarebbero destinati a restare al di fuori della società, i Polacchi al di sotto. I primi sono un ostacolo al dispiegarsi delle sane forze individuali del Paese, rappresentate dal giovane Wolfhart, capace, attivo, generoso; i secondi sono un ostacolo al “manifesto destino” dei Tedeschi di occupare “la Sarmazia” per il bene della civiltà. Il romanzo esprime queste idee, non originali, tranquillamente, senza lungaggini, aiutando alla loro propagazione. In altri tempi sarebbe stato un libro all’Indice, da leggersi solo se animati da buone intenzioni e con licenza speciale.
(“Soll und Haben”, 1855, 1,31 Mbytes).
1838, giovedì. “Il 13 dicembre 1838, in una serata di pioggia e freddo… - Le 13 décembre 1838, par une soirée pluvieuse et froide”, così incominciano “I misteri di Parigi”, di Eugene Sue, nel labirinto della vecchia Cité di Parigi, ora quasi completamente scomparso. I Misteri di Parigi, che si collocano all’inizio del fenomeno dei “feuilleton”, furono un romanzo di straordinario successo, con un eroe ancor meno verosimile delle sue avventure, un po’ di gergo della malavita – di metà Ottocento - per chi lo legge in francese, e molta compassione per le classi più povere. Non è un grande classico, nemmeno da un punto di vista francese, ma se spinse gente modesta a scrivere all’autore implorandolo di segnalare all’eroe del suo racconto casi pietosi su cui intervenire, il libro non può essere troppo disprezzato.
(“Les mystères de Paris”, a puntate 1842-1843. Se ne fecero inizialmente dieci volumi. Su Internet lo si trova in cinque volumi. Un’edizione tascabile – si fa per dire – ha quasi 1400 pagine, fitte).
La formula dei “misteri” ebbe successo: ogni città di qualche ambizione doveva avere i suoi, per cui gli Europei, standosene comodamente seduti in poltrona, poterono esplorare i misteri di Marsiglia, Londra, Monaco, Napoli etc.
1870: “Dunque, riservata una grande diligenza…si decise di partire un martedì mattina, prima di giorno”. La partenza avviene quindi alle quattro e mezza di mattina di un martedì dopo l’occupazione prussiana di Rouen, che ebbe luogo lunedì 5 dicembre 1870. Sei cavalli, dieci persone. Tra di loro c’è Elisabeth Rousset, cioè “Palla di Sego”, che dà il nome al bel racconto di Guy de Maupassant, che penetra il cuore.
(“Boule de suif”, 1880, 22 pagine, 14000 parole).
Un’altra diligenza parte in quegli anni (Arizona, 1880), sempre alle quattro e mezza del mattino, sempre con sei cavalli. A bordo ci sono nove persone, di cui uno è un bandito, un altro è Henriette, sorella spirituale di Elisabeth. Il percorso è da Tonto a Lordsburg. I Prussiani sono diventati pellirosse, tutto sommato guadagnandoci. Ma la storia ha un diverso svolgimento, e uno sospetta che la vita nella civilizzatissima Europa fosse dopotutto assai più barbara che nel Far West. L’autore di questo secondo racconto è Ernest Haycox.
(“La diligenza per Lordsburg - The Stage to Lordsburg”, 1937, 8 pagine, 5800 parole).
La Diligenza per Lordsburg diede il soggetto, adattato da Dudley Nichols, al film “Ombre Rosse”, classico western con uno degli attori western più classici, John Wayne, allora alla sua prima parte importante.
(“Ombre rosse - Stagecoach”, 1939).