Sardonicus dixit:”Quante cose si possono studiare in una notte insonne invece di rigirarsi nel letto!”
30 dicembre
1289, muore Folco Portinari, padre di Beatrice, amata da Dante. Il fatto è ricordato nel capitolo 22 de “La Vita Nuova” di Dante. Pochi giorni dopo, Dante si ammala ed ha il presentimento della morte di Beatrice. Ne esce uno dei capitoli più belli della Vita Nuova, con la splendida canzone del delirio: “Donna pietosa e di novella etade”. Se non si ha tempo di leggere il breve libro (e come si può non averlo?), questa canzone bisogna leggerla. Vedi 9 giugno.
La notte di San Silvestro, alla fine del Settecento, si fanno strani incontri a Berlino, perché in questa speciale notte è più facile che si rendano vaghi i confini tra il mondo esteriore e quello interiore. Questa è almeno la teoria di E.T.A. Hoffmann, il cui eroe (“il viaggiatore entusiasta”) in quella notte ritrova Julia, la sua amata perduta, ad un ricevimento; poi, in una birreria, incontra Peter Schlemihl, l’uomo che ha venduto la sua ombra, ed Erasmus Spikher, l’uomo che non si riflette negli specchi e porta il soprannome di “generale Suvorov”, il quale appunto detestava gli specchi. La storia di Schlemihl era già stata narrata da Adelbert von Chamisso. La storia di Spikher ce la racconta lo stesso Hoffmann. Il tutto in un’atmosfera surreale, con almeno una scena presa dal “Paese delle meraviglie”, che evidentemente Hoffmann aveva visitato qualche anno prima di Lewis Carroll.
(“Avventure della notte di San Silvestro - Abenteuer der Sylvester-Nacht”, 1815, circa 30 pagine).
(“Peter Schlemihl”, scritta nel 1813, 145 Kbytes. Eccellente per coloro a cui piacciono le storie inconcludenti).
Vale la pena notare questa data, unica ad essere citata in “Alla ricerca del Tempo perduto”, di Marcel Proust, oltre al 1 gennaio, cliente più regolare. E’ in Sodoma e Gomorra parte II, quarta parte della “Ricerca del tempo perduto”. Vedi 1 gennaio: non mi pare fuori luogo incominciare e concludere questa modesta raccolta di date con la Ricerca del Tempo Perduto.
1999, venerdì. Inizio del capitolo XV del romanzo “Flatland”, di Edwin Abbott Abbott: “Era l’ultimo giorno del 1999esimo anno della nostra era”. Siamo circa a metà del “Romanzo in molte dimensioni”, e, dopo di aver visto come funziona e come è organizzata Flatland (nazione bidimensionale abitata da esseri bidimensionali, uno dei quali - eroe della storia – ci racconta la vicenda in prima persona) stiamo per far conoscenza con uno straniero, la Sfera, che viene dal mondo in tre dimensioni. Il narratore, bidimensionale, viene convertito dalla Sfera alla fede (in realtà eresia) nelle tre dimensioni e si farà missionario di questa fede. I risultati dei suoi sforzi li apprenderemo nell’ultimo capitolo. Il romanzo è una satira matematico-teologica, carica di sottile umorismo e rivolta ad un lettore del tutto ordinario, purché versato in matematica e teologia. Per conto suo, se non sbaglio, l’autore cercò di educare sua figlia alla fede delle quattro dimensioni. Era un tipico eccentrico Inglese, occasionalmente pericoloso.
(“Flatland, a Romance of Many Dimensions”, 1884, 22 abbastanza brevi capitoli, circa 100 pagine).