6 Gennaio

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit: “La sposa di un tempo meno era dotata e più doveva esserlo.”


6 gennaio

405 aC.
“ Brekekekex koax koax “.
Se ha ragione il Meritt a dire che il capodanno del 405 aC fu il 16 giugno, e se è giusta la mia ipotesi che il 14 del mese di Gamelione, al culmine delle feste Lenee, venissero presentate le commedie, questo è il giorno in cui Aristofane presentò le sue “Rane”, riscotendo un grande successo, come poeta e come patriota. Ma chissà, forse “non accadde…” Come nelle altre commedie di Aristofane, in cui penso che il pubblico ateniese si sganasciasse dal ridere dal principio alla fine, l’apprezzamento del testo è oggi reso difficile dalle pesanti volgarità, dai doppi sensi che non comprendiamo più e dai riferimenti oscuri. Tuttavia la trama è chiara: i grandi tragici sono morti e non c’è più nessuno in grado di produrre tragedie decenti. Perciò due improbabili compagni di viaggio scendono agli inferi per riportarsi Euripide ad Atene. C’è quindi anche una divertente parte di critica letteraria, da cui emergono i gusti di Aristofane. E poi ci sono alcune trovate che possono far ridere ancora – dopo duemilaquattrocento anni. Incidentalmente, le rane sono anch’esse fantasmi, e costituiscono un coro che compare un’unica volta nell’intera commedia.
(“Batrakhoi”, 405 aC, 1533 versi)
“ Brekekekex koax koax “, ritornello delle Rane.
Questo verso era riportato nel Rinascimento dai seguaci di Erasmo da Rotterdam, che dicevano che la pronuncia moderna del greco classico (in questo caso si sarebbe dovuto dire “Vrekiekiekiex”), benché accettata da Reuchlin, avversario di Erasmo, non sarebbe però stata accettata dalle rane.
Pur nel generale rispetto per il teatro greco, bisogna dire che questa commedia non a tutti (e non del tutto a torto) piacque. Vedi 9 aprile, 16 ottobre.


Epifania, e quindi scena cruciale della parte prima del voluminoso “Ben Hur”, scritto dal generale nordista Lewis Wallace. Nella parte prima, i tre Re Magi vedono il Bambino Gesù: parte romanzata in modo poco convincente. Il romanzo ha poi modo di migliorare nelle sette successive parti ed epilogo, col racconto della carriera di Giuda Ben Hur, parallela a quella di Gesù Cristo. Il successo del libro fu prodigioso: “Ben Hur” fu il best-seller americano praticamente dalla data di pubblicazione fino alla comparsa di “Via col vento”(1936).
(“Ben Hur - a Tale of the Christ”, 1880, otto parti ed epilogo, 1.08 Mbyte)
Si noti che l’autore, riguardo all’oscurità che si verificò al tempo della Crocifissione, fa dire ad un personaggio: “La luna è piena, questa non può essere un’eclisse”, osservazione esatta, che fu trascurata in varie rappresentazioni cinematografiche della Crocifissione. Però, gli astronomi/astrologi avevano già da tempo notato l’eccezionalità di questa eclisse, e l’avevano attribuita senza difficoltà all’eccezionalità della Crocifissione. E poi, se nell’atto I, verso 690, di “La vita è sogno”, di Pedro Calderón de la Barca, viene detto che il Venerdì Santo ci fu un’eclisse di sole, al grande Pedro mi inchino.


1482, domenica. Inizio del romanzo “Notre-Dame de Paris”, di Victor Hugo. Assistiamo ad una “moralità” messa in scena, con qualche difficoltà, nella Grande Sala di Parigi da Pierre Gringoire. Hugo fu, credo, il primo autore a scoprire che Gringoire e Luigi XI erano contemporanei. Altri lo imitarono: è più facile imitare gli errori che le virtù dei grandi.
Le vicende del gobbo Quasimodo, della zingara Esmeralda, dell’arcidiacono Claude Frollo, nonché gli squarci sulla corte dei miracoli e su Luigi XI ed i suoi cortigiani, sono talmente noti e sono stati talmente detti e visti in tante salse che non è necessario parlarne. E’ però consigliabile leggere il romanzo, a cui fa da sfondo la Parigi di fine Quattrocento e su cui incombe la grande, misteriosa cattedrale.
(“Notre-Dame de Paris”, 1831, 830 Kbytes – 420 pagine).


1537, sabato. Viene ritrovato il duca Alessandro de Medici assassinato in camera sua. Così inizia il quinto atto del “Lorenzaccio” di Alfred de Musset, un drammone romantico quasi mai rappresentabile per la lunghezza (tre serate) e per il numero di attori e comparse (quasi cinquecento). La storia, in particolare la conclusione, come d’abitudine presso i romantici, è modificata per soddisfare ai loro gusti, che, ahimé, non sono più i nostri – o quanto meno i miei.
(“Lorenzaccio”, scritto 1834, rappresentato nel…1896, cinque atti - lunghi).