Sardonicus dixit: “Possono permettersi di drogarsi solo quelli che non ne avrebbero bisogno”.
12 gennaio
Domenica (vecchio stile), Santa Tatiana Romana. Anno imprecisato, probabilmente il 1819, in cui il 12 gennaio fu di domenica, nel vecchio stile. Siamo al punto focale dello “Eugenio Onegin”, di Alexander Pushkin. La sera precedente Eugenio Onegin è stato invitato ad una “festicciola” in onore di Tatiana Larina dal suo amico, il diciottenne Vladimir Lensky, innamorato della sorella di Tatiana, Olga. Si tratta in verità di un grande ballo, che si è prolungato nella notte, in cui Eugenio, con fredda insensibilità, ha flirtato con Olga. Il 12 gennaio (oggi) Eugenio riceve una sfida a duello, il quale avrà luogo il 13. Super-classico della letteratura russa, relativamente breve, ma probabile capostipite degli assai meno brevi romanzi russi successivi. Soggetto di un’opera di Cajkovskij. Il tema è il dissidio fra la realtà letteraria e la realtà reale. Diremmo quasi che la realtà letteraria inaridisca i suoi adepti, se non ci fosse tra i personaggi anche un’ardente figura di giovane poeta romantico. L’autore tende a fare troppi sermoni, ma il poema è un indiscutibile capolavoro che va letto.
(“Jevgjeni Onjegin”, novella in versi, pubblicata a puntate tra il 1825 e il 1832, una strofa di introduzione seguita da otto capitoli in strofe di quattordici tetrametri giambici - in italiano sarebbero novenari - ciascuna, con un sistema di rime abbastanza complicato, la “strofa Onjegin”. 390 strofe in tutto, 5460 versi. Con varie aggiunte, strofe incomplete etc. si arriva a 5541 versi).