11 Febbraio

Sezione: non-accadde/

“Nemo propheta in Nautilus” (DE)


11 febbraio

416 aC. Probabile data del Simposio narrato da Platone. Il banchetto ebbe luogo nella dimora del poeta Agatone, ed ebbe il destino di essere ricordato nella storia come il “simposio” per eccellenza, a cui avrebbero partecipato i più begli spiriti di Atene, tra cui il commediografo Aristofane, Socrate e - non invitato - l’ambizioso Alcibiade. Il dialogo sviluppa un tema principale, il significato dell’amore (inteso in senso alquanto lato), attraverso i discorsi di sette partecipanti al banchetto. Strada facendo sono aggiunte molte altre considerazioni. Il mattino successivo gli uni sono partiti e i rimasti dormono, più o meno ubriachi. Solo Socrate veglia e se ne va a prendere un bagno al Liceo, accompagnato da Aristodemo, che si è appena svegliato. Capolavoro di platonica ed elusiva profondità.
(“Symposion”, scritto probabilmente dopo il 385 aC, circa 60 pagine).
La mia ricostruzione della data si basa sul fatto che il simposio ebbe luogo il giorno dopo la proclamazione dei vincitori alla competizione tragica delle feste Lenee del 416, anno in cui, secondo il Meritt, il 14 gamelione, culmine delle celebrazioni, fu il 6 febbraio. I vincitori erano proclamati il settimo giorno delle feste, 18 del mese gamelione. Seguiva un banchetto ufficiale. Il giorno successivo, il vincitore, il poeta Agatone, avrebbe dato la sua festa privata.


55 dC. Avvelenamento di Britannico per ordine di Nerone (data incerta). Stava per compiere 15 anni. La tragedia omonima di Jean Racine ci presenta due importanti studi di carattere, Nerone, che qui per la prima volta manifesta la sua crudeltà, e Agrippina, ambiziosa e calcolatrice, ma che vede Nerone sfuggire dal suo controllo. Britannico, scialbo personaggio, appare perdutamente innamorato di Giunia (era un po’ giovane, diremmo, ma chissà), e poi muore tra una scena e l’altra, ciò che non piacque ai romantici (ed è incorretto storicamente, perché Britannico morì più tardi nella notte).
(“Britannicus”, 5 atti, 1768 versi)


1750, mercoledì. Ha inizio il romanzo “Cento anni”, di Giuseppe Rovani, con una deposizione presso la polizia Milanese a riguardo di un certo delitto. Il romanzo non è più soltanto un romanzo storico, ma è piuttosto una grande saga, che copre un secolo, in cui la storia, la vita privata, e la cronaca spicciola si fondono, con diseguale efficacia. Il giudizio su Rovani, paragonato a Manzoni, fu sempre decisamente sfavorevole al primo. Consiglierei la lettura soprattutto ai Milanesi, che imparerebbero molto sulla loro città, e forse anche qualcosa su se stessi.
(“Cento anni”, 1869, in venti libri, circa 408000 parole)