4 Marzo

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit: “IL vostro buongusto è anche giudicato da quello dei regali che ricevete.”


4 marzo 479 aC morte di Confucio. Menzionata dallo storico Sima Qian nel libro XLVII della sua opera storica, lo Shiji. (Vedi 10 settembre per quest’ultima opera). Intorno alla data di nascita ci sono differenti tradizioni, convergenti verso il principio di ottobre del 552 aC. La biografia di Confucio scritta da Sima Qian non è introvabile. E’ famoso il passo in cui il Duca Jing di Qi chiede a Confucio in che cosa consista il buon governo (Shiji, xlvii,10). La risposta, parola per parola, è: “Jun jun, chen chen, fu fu, zi zi -Signore signore ministro ministro padre padre figlio figlio”. Insomma, il cinese letterario è una lingua di eroica laconicità. Dopo una parentesi ai tempi della rovinosa rivoluzione culturale, Confucio sta tornando di moda alla grande in Cina, e quindi, chi vuol trattare con i Cinesi e non vuol apparire del tutto incolto farà bene a leggersi almeno questa biografia, che conta circa 30 pagine in lingua occidentale.


1561, martedì. Esecuzione dei due Carafa, Giovanni duca di Paliano e il cardinale Carlo, condannati a morte da Pio IV. Con la fine dei Carafa si conclude il racconto “La duchessa di Paliano” di Henri Beyle (Stendhal), traduzione di un manoscritto dimenticato. Ma, tanto per cambiare, questa volta il manoscritto in gran parte esisteva davvero e Stendhal fu il primo a disseppellire dal passato la triste storia della duchessa di Paliano. Questa fa parte della raccolta delle Cronache Italiane, la cui serie principale, in quattro racconti, fu scritta dal 1836 al 1839. Vi si includono anche altri quattro racconti scritti prima e dopo la serie principale.
(“Croniques italiennes:
Vittoria Accoramboni, 54 Kbytes;
Les Cenci, 67 Kbytes;
La duchesse de Palliano, 49 Kbytes;
L’Abbesse de Castro, 208 Kbytes;
Pubblicate dal 1837 al 1839).
Questo è uno dei fatti che appunto “non accaddero quest’oggi”. I due Carafa, come afferma Ludwig Pastor nella sua monumentale “Storia dei Papi dalla fine del Medioevo”, furono giustiziati il mattino del 6 marzo 1561. Secondo il Pastor, non fu mai fatta luce sulla colpevolezza o meno della duchessa di Paliano. Nota bene: il Pastor non si discute.


Se i miei calcoli sono corretti, in questo giorno Woyzeck commette il suo delitto nel dramma omonimo, di Georg Büchner (vedi 20 luglio). Restano tuttavia dei dubbi, perché il 20 luglio, apparentemente il giorno della sua nascita, non è la festa dell’Annunciazione, come Woyzeck dice.
Il dramma è incompiuto ed il processo, che sembra esser stato – a ragione, nella sua profonda ingiustizia - ciò che più colpì l’autore nella vicenda storica, non vi è incluso. Diverse versioni del dramma, più o meno apocrife (tra esse l’opera di Alban Berg), fanno morire Woyzeck alla fine del dramma e prima del processo, ma dubito che questa fosse l’intenzione dell’autore. Non c’è una divisione in atti e le scene sono una trentina, alcune brevissime. Esse non sono numerate e compaiono in ordine diverso nelle quattro versioni manoscritte esistenti, su cui vari editori misero le mani con vario talento e varia fortuna. Questo però dà al dramma un aspetto di straordinaria modernità che ne ha fatto la fortuna, insieme alla circostanza che l’autore morì a 23 anni. Però, neanche il titolo viene da Büchner, e la sua cattiva grafia fece credere per un certo tempo che il protagonista si chiamasse Wozzek.
Il dialogo diviene sempre più lugubre ed irreale e lascia un peso sul cuore, in qualsiasi versione e qualsiasi lingua lo si legga. Woyzeck è assai rappresentato in Germania, forse perché non si sa esattamente che cosa Büchner volesse dire oltre a quello che dice, e quindi il regista di turno può fargli dire quel che vuole. Ad ogni modo costa poco sforzo leggere Woyzeck, e ciascuno può farsi la sua opinione su un’opera che tutti definiscono come importante.
(“Woyzeck”, 1836, una trentina di pagine).
(“Wozzek”, prima rappresentazione: 1925, opera in tre atti di Alban Berg, musica e libretto - vedi sopra le ragioni del nome, che Berg trovò più adatto a scopi musicali).


1881, venerdì, incomincia il primo caso dello “Studio in scarlatto”, il primo lungo racconto di Arthur Conan Doyle (allora ventisettenne) in cui compare Sherlock Holmes. Viene consegnata a Sherlock Holmes una lettera che lo invita ad interessarsi al “mistero di Lauriston Gardens”. La consegna della lettera, da parte di un sergente dei Marines in pensione, fa seguito ad una discussione sulle possibilità del metodo deduttivo tra Holmes ed il Dottor John Watson M.D., da poco rientrato in Inghilterra. Il racconto, che nella sua seconda parte soprattutto è violentemente anti-Mormone, prepara la scena per i futuri quattro “romanzi” e cinquantasei racconti scritti da Conan Doyle con Sherlock Holmes come protagonista. Esiste anche un buon numero di racconti apocrifi.
(“A study in scarlet”, 1887, 277 Kb).


188*. Si conclude con un suicidio il lungo racconto di Alphonse Daudet “Rosa e Ninetta”. Amaro racconto dedicato da Alphonse Daudet al figlio Léon, sul divorzio. La discussione della legge sul divorzio, che in Francia ebbe luogo a partire dalla fine degli anni 1870, trapela in varie opere letterarie. Diversamente dal vaudeville “Divorçons” di Sardou (vedi 16 novembre) qui ci sono pochi dubbi sulle opinioni dell’autore.
(“Rose et Ninette”, 1891, 150 pagine).