Sardonicus dixit: “Tener banco in una conversazione è l’unico modo di ascoltare la persona più interessante.”
5 marzo
1766, ore 15:00 (mercoledì). Duello di Giacomo Casanova con Xaviero Braniski (o Braniscki, probabilmente Branicki – pronuncia Branizki) Postoli (cioè, come spiega Casanova stesso, gran panettiere della Corona) a Varsavia. Il duello è soggetto e titolo di un racconto semi-autobiografico di Giacomo Casanova, che intende stabilire la verità, almeno secondo il suo modo di vedere.
(“Il duello”, 1780?, 46 Kbytes).
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1865, domenica. ”Anno 1865, giorno cinque del mese di Marzo in Montalto. Noi Avvocato Vincenzo Leoncavallo, Giudice presso la Giudicatura Mandamentale di Montalto Uffugo…” . Incominciano così gli atti processuali in riferimento al delitto avvenuto nella notte precedente, da cui Ruggero Leoncavallo avrebbe preso l’ispirazione per la sua fortunata opera, “I pagliacci”. Occorre tuttavia notare che tra il delitto vero e quello rappresentato nei Pagliacci, basato su una memoria infantile di Leoncavallo, che allora avrebbe avuto otto anni, non c’è quasi alcuna somiglianza, né nei nomi/occupazioni delle persone, né nei motivi/modalità del delitto, né nella data. Insomma, questo “nido di memorie” che “ in fondo a l’anima cantava un giorno” aveva le idee confuse. Chissà. L’opera, però, ha un’azione incalzante e almeno due belle arie. Come se non bastasse, la locuzione “Ridi, pagliaccio!” è passata tra i modi di dire della nostra lingua.
(“Pagliacci”, parole e musica di Ruggero Leoncavallo, 2 (brevi) atti.)
1884, mercoledì. Data della lettera che Sylvestre Moan riceve da sua nonna ad Ha-Long, mentre sta per andare a combattere alla fine della campagna Franco-Cinese per il controllo del Tonkin. Il libro è “I pescatori d’Islanda”, di Pierre Loti, che neanche lui scherza quando si tratta di scrivere di mare. Vi si tratta di tre campagne di pesca negli anni 1883-1885 sullo sfondo di un intrigo amoroso. Non il contrario, perché il mare senza dubbio domina.
(“Pecheurs d’Islande”, 1886, 415 Kbytes).
Incidentalmente, gli “islandesi” di questo romanzo sono in realtà bretoni, che fanno le loro campagne di pesca annuali nel nord Atlantico.