Sardonicus dixit: “Quante volte Pigrizia e Saggezza si allearono per non farci vivere storie forse indimenticabili!”.
1794, venerdì. Esecuzione di Georges Jacques Danton e vari altri, descritta in particolare nella tragedia “La morte di Danton” di Georg Büchner. A me la tragedia lascia pensare che la fortuna del Woyzeck, ultima opera di Büchner, sia in parte dovuta all’essere quest’ultimo dramma un frammento (vedi 4 marzo). Per la cronaca, Lucille Duplessis non impazzì, ma morì con grande fermezza, ghigliottinata pochi giorni dopo il marito.
Danton disse varie frasi storiche degne di Shakespeare (tra le quali: “Andiamo, Danton, nessuna debolezza”, e poi, al boia:”Mostra la mia testa al popolo, ne vale la pena”). È invece riportata da Büchner solo la frase detta da Danton ad uno degli inservienti del boia che voleva impedire che Danton e Hérault de Séchelles si abbracciassero per l’ultima volta.
(“Danton’s Tod”, 1835, 4 atti, 144 Kbytes).
1868, domenica. Virginia Woolf, in “Una camera tutta per sé”, capo V, si chiede se una certa anonima donna potrebbe ricordare quello che fece in quel preciso giorno, dato a mo’ d’esempio insieme al 2 novembre 1875. L’autrice raccomanda idealmente alla giovane scrittrice Mary Carmichael di esplorare queste vite che non hanno lasciato traccia, cosa che Mary Carmichael non poté fare per una ragione importante che l’autrice omette di scrivere. “Una camera tutta per sé” è un brillante saggio derivante da una serie di conferenze sul tema “Women and Fiction – Le donne e la creazione letteraria”, in cui si cercano le ragioni della scarsità di autori donne (in particolare poetesse) nella letteratura inglese. La spiegazione, secondo la Woolf, è che le donne hanno sempre mancato di indipendenza economica e, appunto, di una camera tutta per sé, dove potersi chiudere e seguire la loro ispirazione senza interferenze. Tra le vittime del sistema c’e’ anche Judith, la sorella di un grande autore drammatico. L’autrice conclude dicendo che però ora (1929), che è possibile rimediare a queste due cause, non c’è più giustificazione per le donne per non produrre opere letterarie.
(“A Room of One’s Own”, 1929, sei capitoli, circa 130 pagine)
A. Ronna mise insieme e pubblicò a Parigi nel 1843, un’antologia dal titolo “Gemme; o, rime di poetesse italiane antiche e moderne”. Nel Cinquecento sono trentuna, nel Seicento sono sette, nel Settecento ventuna, nel primo Ottocento due. Ne compaiono poi diciannove “viventi”. Dunque nell’Italia degenerata della Controriforma e dell’oppressione della donna c’erano le poetesse che Virginia Woolf invano cercava in Inghilterra. Mi domando come Virginia Woolf avrebbe commentato questi dati. Da notare che per la tesi della Woolf la bontà o meno delle poesie è irrilevante.
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1860, giovedì. Notizia sul “Liverpool Herald” del giorno, che il brigantino Le Forward partirà domani 6 aprile dal New Princes Dock. Così incomincia il libro “Le avventure del Capitano Hatteras”, di Jules Verne.
Il Capitano Hatteras è ossessionato dal polo Nord. Il finale del libro fu mutato dall’autore su richiesta dell’editore Hetzel, con non molto vantaggio per il coraggioso capitano.
(“Les aventures du Capitaine Hatteras”. Prima versione in due romanzi separati “Les Anglais au pole Nord” e “Le Désert de glace” , 1864; versione riveduta: 1866; circa 700 KBytes in totale).