Sardonicus dixit: “Se chiedete di fare qualcosa a qualcuno che non ha niente da fare,avrà tutto il tempo per trovare delle scuse per non farlo”.
19 aprile
1739, giovedì. Morte del matematico non vedente Nicholas Saunderson, descritta da Denis Diderot nella sua “Lettera sui non vedenti”, in cui l’autore tenta di esplorare il mondo di chi non vede, tra i quali, in particolare, il Saunderson, che ha un ruolo centrale nel lavoro. Diderot cita tra l’altro alcune delle macchine inventate dal Saunderson per aiutarsi a comprendere la matematica, tra cui un calcolatore ante litteram. Di alcune “macchine” non si conosce l’uso (penso neppur ora), e varrebbe forse la pena studiarle. Dalla matematica, Diderot passa a considerare le obiezioni che Saunderson avrebbe fatto sul suo letto di morte ad un pastore anglicano (Gervaise Holmes) che tentava di convertirlo dall’ateismo senza successo. Secondo Diderot/Saunderson, molti degli argomenti portati dal pastore si basano direttamente o indirettamente sulla vista. Di là la conclusione di Diderot che le prove dell’esistenza di Dio sono un fatto culturale più che razionale. (Per una prova non basata sulla vista si veda il 14 maggio)
(“Lettre sur les aveugles à l’usage de ceux qui voient”, 1749, 127 pagine)
Il lettore della celebre « Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri » (Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers) curata dallo stesso Diderot insieme a D’Alembert ed altri potrà restare sorpreso, a leggere, alla voce AVEUGLES (= Non vedenti), la seguente frase: « Devo osservare a questo punto che la pretesa storia degli ultimi momenti di Saunderson, stampata in inglese secondo l’autore [della lettera sui non vedenti], è una pura ipotesi. Questa invenzione, che molti eruditi vedono come un delitto di « lesa erudizione », non sarebbe altro che uno scherzo, se il soggetto non fosse tanto serio ». Più che lesa erudizione la chiamerei lesa onestà, un’abitudine che avevano i « Filosofi » facendo propria la nota esortazione : »Calomniez, calomniez, il en restera toujours quelque chose – calunniate, calunniate, qualche cosa resterà », frase celebre senza un padre preciso (in particolare non la si trova nell’atto II, scena VIII del Barbiere di Siviglia di Beaumarchais, sovente citato come fonte) , poi ereditata degli storiografi anticlericali dell’Ottocento. Dopo tutto, dicevano, i clericali erano stati altrettanto disonesti a raccontare frottole ai creduloni, e notoriamente due torti fanno un diritto.