20 Aprile

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit: “I discorsi dei politici devono essere necessariamente vuoti, perché tutto vi trovi posto”.


20 aprile
In uno degli anni 1075-1073 aC, possibile data della partenza di Unu-Amen/Wenamun per andare in Siria a procurare legno di cedro per la barca sacra del dio Ammone. Vedi 28 novembre.

1814, mercoledì. “Coss n’è staa di Milanes del dì vint april del quattordes finna dess? - Che ne è stato dei Milanesi dal venti aprile del quattordici fino ad ora?”. Il fantasma del Ministro Prina, linciato a Milano il 20 aprile del 1814, interroga “Don Rocch”, cioè il poeta Tommaso Grossi. In effetti i Milanesi non ci hanno guadagnato molto, dirà il poeta, dando nel suo poemetto, noto in italiano come “la Prineide”, una descrizione satirica dell’occupazione austriaca e dell’Imperatore Francesco (“noi, incapaci di far del male a lui – lui, incapace di far del bene a noi”). La satira, pubblicata anonima, ebbe un enorme successo e con qualche iperbole Stendhal la definì “la miglior satira che qualsiasi letteratura abbia prodotto da un secolo in qua”. Dietro segnalazione da Vienna, la polizia milanese si mise a cercare l’autore e presto lo trovò. Qui il povero Grossi si prese lo spavento della sua vita. Tutto si risolse in una solenne lavata di capo, e la promessa, da parte di Grossi, di non farlo mai più, promessa che fu mantenuta.
(“El dì d’ancoeu” ovvero “Vision” ovvero “El sogn de Prina”, 1815, quaranta sestine in dialetto milanese).

Paris, 20 avril 185.., incipit del fortunatissimo “Romanzo di un giovane povero”, di Octave Feuillet. Siccome più avanti apprendiamo che il 27 aprile era lunedì, l’anno poteva essere solo il 1857.
Questo fu definito “romanzo sentimentale a sfondo sociale”, il che, nel male e nel bene, dice tutto. E’ il romanzo di un giovane povero, ma per lettori vecchi, che forse possono ancora commuoversi su una trama ben congegnata, ma superata al punto di essere talvolta quasi insopportabile. Suggerisco di leggere prima il dramma, che ha il vantaggio di essere più breve e un po’ più misurato. Quindi, se il dramma piace, si può passare alla versione romanzo, che è poi un diario.
(“Le Roman d’un jeune homme pauvre”, 1858, romanzo in 351 Kbytes; 1859, dramma in cinque atti, 186 Kbytes)

1857, lunedì. “La mattina del 20 aprile 1857 il guardiano del semaforo di Diamond Harbour segnalava la presenza di un piccolo legno…”. Con questa frase, che ricorda l’incipit del “Conte di Montecristo” (vedi 24 febbraio), incomincia il romanzo d’avventura “Le due tigri” di Emilio Salgari, autore sfortunato in vita ed in morte. Oggi si leggono altre avventure, ma le vicende di Tremal Naik, Yanez, Sandokan, Kammamuri con la tigre Dharma hanno avvinto per quasi un secolo migliaia di ragazzi italiani. Un ”collo di bottiglia letterario”, come molti romanzi per giovani, ed una cultura che non è futile conoscere.
(“Le due tigri”, 1904, 272 pagine)