Sardonicus dixit:”La maldicenza trova forse un limite nel timore di non essere creduti.”
4 giugno
1184 aC. Secondo Dionigi di Alicarnasso la caduta di Troia avvenne 17 giorni prima del solistizio. Oggi corrisponderebbe al 4 giugno. (Vedi 22 giugno)
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(Secolo decimottavo), il barone di Münchhausen si addormenta per pura sbadataggine in un cannone a Londra, e viene sparato all’una in punto, come apprendiamo dal Capo XIX delle “Avventure del barone di Münchhausen” (R. Raspe, Edizione del 1895). Il romanzo presenta una folla di avventure e personaggi inverosimili, raccontati allegramente come se fossero verità biografiche e storiche. Incontriamo qui vicende poi divenute famose: la grande nevicata, il volo su una palla di cannone, il cavallo che non finisce mai di bere perché… etc.
(“The Surprising Adventures of Baron Munchhausen”, 1785, 315 Kbytes).
(“Wunderbare Reisen zu Wasser und zu Lande: Feldzüge und lustige Abenteuer des Freiherrn von Münchhausen”, pubblicata da Bürger nel 1786, circa 250 pagine).
La pubblicazione delle Avventure fu una faccenda complessa. Dopo autori più oscuri se ne occuparono due maggiori, entrambi tedeschi, cioè Rudolf Erich Raspe (1785), che però scrisse quest’opera in inglese, e Gottfried August Bürger (1786) che tradusse in tedesco ed estese l’opera del Raspe. Sembra che il vero Barone di Münchhausen, personaggio storico (1720-1797), abbia protestato col Raspe, perché alcune avventure parevano eccessive persino a lui. In fondo sbagliava a protestare.
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Vaghe reminiscenze sui tempi di Eton, da parte di Ronald Psmith, in “Psmith giornalista”, di Pelham G. Wodehouse, noto agli Inglesi semplicemente come P.G. Wodehouse. Il 4 di giugno, giorno della nascita di Giorgio III, era la maggior festività ad Eton, con “processione delle barche” e via dicendo. La storia di Psmith giornalista, però, si svolge in una New York di maniera, vista da un britannico post-Vittoriano, ma non molto. Del resto, tutto è di maniera in Wodehouse. Non c’è spessore, non c’è approfondimento di caratteri, i problemi sociali interessano Wodehouse quanto quelli scientifici. Tuttavia, se vedete qualcuno che con un libretto in mano sta ridendo irrefrenabilmente ad un funerale, il libro è probabilmente di Wodehouse.
(“Psmith, Journalist”, 1909 a puntate, 1915 in volume; circa 210 pagine).
Balzac si affannava a scrivere la Comedie Humaine con il suo personaggio centrale, il cinico Rastignac, Zola scriveva la lugubre saga dei Rougon-Macquart, Mann descriveva i Buddenbrooks che andavano in malora e Bacchelli Il Mulino del Po, con gli Scacerni che, attraverso varie generalmente non liete peripezie, si sarebbero irrimediabilmente estinti. Invece Wodehouse scriveva, tra le altre, la saga di Blanding Castle, dove regna l’Imperatrice di Blanding (la quale in realtà è…). Veramente non siamo tutti eguali. Ma una vita senza un po’ di Wodehouse ogni tanto, vale veramente la pena di essere vissuta?