5 Giugno

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”Coloro che non hanno prestigio dovrebbero astenersi dal dare i suggerimenti giusti, per non condannarli a una morte prematura.”


5 giugno

469 aC, giorno 6 del mese attico di Targelione, probabile giorno della nascita di Socrate, secondo praticamente tutti gli autori, che seguono Apollodoro. La ricostruzione della data del 5 giugno è un po’ più complicata, ma è generalmente accettata. La morte di Socrate avviene quando questi ha compiuto settant’anni, come apprendiamo, per esempio, dal “Critone”, uno dei dialoghi di Platone. Secondo alcuni, addirittura, Socrate morì il giorno del suo compleanno nel 399 aC. Più probabile, come afferma il Greswell, che intorno al 5-6 Targelione del 399 (17 maggio) Socrate sia stato condannato a morte. La condanna, secondo Senofonte, sarebbe stata eseguita 30 giorni più tardi (vedi 15 giugno). Come è noto, Socrate è il protagonista di gran parte dei dialoghi di Platone, che gli fa esprimere la propria filosofia. Abbiamo in tutto una quarantina di dialoghi, di cui almeno trentacinque certamente di Platone, del quale, eccezione delle eccezioni tra i classici greci, quasi certamente ci è restata tutta l’opera. Anche il tempo gli si è inchinato. Il poetico “Fedone”, lo stringente “Critone”, il fantasioso “Simposio”, l’utopica (ma lunga) “Repubblica”, nonché il “Timeo” (base di molta scienza medioevale e uno dei testi più antichi in cui si parla dell’Atlantide), sono a parer mio i più interessanti, nell’ordine. Una volta che si sa che i Dialoghi esistono, almeno un dialogo bisogna leggerlo, non c’è assolutamente niente da fare.

Festa di San Bonifacio. O il 5 giugno o la vigilia (l’autore non sembra essersi deciso) è il giorno de “Il pranzo di Madelon”, di Marc-Antoine Desaugiers. Madelon è la domestica fedele di Boniface Benoît, pasticcere in pensione, a cui piacciono le orecchiette. È la commedia meglio riuscita di Desaugiers, uno dei fondatori del vaudeville Francese, ai tempi di Napoleone. È anche l’inventore di Monsieur Vautour, personaggio di altro vaudeville – senza date, però – che per centocinquant’anni è stato in Francia il tipo del proprietario esoso.
(“Le dîner de Madelon, ou le bourgeois du Marais”, 1813, 1 atto).
La commedia ha più che altro valore documentario ed i motivi cantati sono quasi introvabili, ma è breve e simpatica. Difficile indovinare che fu recitata la prima volta tra la campagna di Russia e la battaglia di Lipsia, due grandi sconfitte francesi - ma evidentemente c’era anche chi si voleva ancora divertire.

1842, domenica. Muore Marguerite o Jenny Colon, attrice, amore giovanile di Gérard de Nerval, che la rievoca nella sua ultima opera col nome di Aurelia. Si tratta di un lavoro breve, indefinibile: una sorta di autobiografia proiettata in un mondo sovrumano a cui si accede attraverso il sogno – o la follia. Aurelia è solo un pretesto: viene nominata una dozzina di volte e non parla mai. Lo stato di veglia dell’autore viene progressivamente sopraffatto da sogni, visioni, allucinazioni, follia. E’ una vera “discesa agli inferi”, come l’autore riconosce nell’explicit del libro: “Toutefois, je me sens heureux des convictions que j’ai acquises, et je compare cette série d’épreuves que j’ai traversées à ce qui pour les anciens, représentait l’idée d’une descente aux enfers - Tuttavia mi sento felice delle convinzioni che ho acquisito, e paragono questa serie di prove che ho attraversato a ciò che per gli antichi rappresentava l’idea di una discesa agli inferi”. Gérard de Nerval effettivamente impazzì e fu trovato impiccato nel più sordido angolo di una delle più lugubri strade di Parigi, la Rue de la Vieille Lanterne. Suggerisco di leggere questo libro, l’autore era un genio.
(“Aurélia, ou le rêve et la vie”, 1855, 127 pagine).
Per un’immagine del luogo dove l’autore fu trovato morto, si veda:
http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Rue-de-la-Vieille-Lanterne.jpg

1913, giovedì. La data compare in una delle frasi scritte sul muro della cella in cui il buon soldato Švejk è stato cacciato dalla polizia militare: “Ero seduto qui il 5 giugno 1913 e mi hanno trattato bene”. Vedi 20 dicembre.