Sardonicus dixit: “La paura di vincere altro non è che la paura di perdere ciò che si sta per conquistare.”
14 giugno
1800, sabato, battaglia di Marengo. “L’arrivo di Desaix a Marengo” è il titolo del penultimo capitolo del “bambino della palla”, di Pedro Antonio de Alarcón. Nè Desaix nè Marengo hanno nulla a che vedere col romanzo, che è un capolavoro con personaggi, come Manuel Venegas, che restano nella memoria a simbolizzare una Spagna che – temo - non esiste più.
(“El niño de la bola”, 1878, 278 pagine).
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La battaglia di Marengo è la prima azione militare a cui partecipa il Brigadiere Gérard, dell’armata di Napoleone, da “Le avventure del brigadiere Gérard”, ciclo di racconti storico-umoristici di Arthur Conan-Doyle.
Gérard è vanitoso, non particolarmente intelligente, pieno di pregiudizi, ma la sua vanità non è del tutto infondata. È certamente un valoroso. I racconti offrono il destro per una satira tanto dei Francesi quanto, un po’ meno mordente, degli Inglesi - visti da un Francese fittizio.
(La saga del Brigadiere Gérard fu pubblicata a puntate in due serie rispettivamente di otto e di dieci racconti, più un paio di racconti separati, tra il 1894 e il 1903).
Nella sua notevole attività letteraria Conan-Doyle scrisse molto più che romanzi polizieschi. Scrisse romanzi storici, articoli giornalistici, fantascienza, studi sullo spiritismo (anche cadendo clamorosamente preda di impostori). Il suo lato più simpatico fu il suo costante prendersi cura delle cause perse, anche esponendosi personalmente. Tra gli altri, fece una tenace campagna in favore di Dorando Petri, sfortunato (ma neanche poi tanto) maratoneta italiano.