6 Luglio

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”Continuiamo a chiedere certezze quando purtroppo ne abbiamo già troppe.”


6 luglio
1685, lunedì (in Inghilterra). Battaglia di Sedgemore o Sedgemoor, con cui si conclude la ribellione del Duca di Monmouth, o “ ribellione dei forconi”. Qui il misterioso “uomo della collina” viene leggermente ferito a un braccio. Il racconto dell’Uomo della Collina, con le goffe interruzioni di Partridge, occupa i capitoli 11-15 del libro VIII di “Tom Jones”, non succinto capolavoro di Henry Fielding in XVIII libri. Abbiamo qui un caratteristico romanzo settecentesco di avventure (talvolta definito “picaresco”, in mancanza di un migliore aggettivo). Con rare eccezioni, i personaggi, che sovente compaiono in più di una veste, si presentano come piuttosto maleducati, facili alla violenza e pronti alle attività sessuali senza troppi complimenti. I campagnoli inglesi del Somerset saranno stati così. Tuttavia, lo stile è gradevole e pervaso di sottile umorismo. Il narratore prende il suo tempo nelle descrizioni di persone, di caratteri e di cose, ed interviene con digressioni, considerazioni, analisi, sermoni di filosofia spicciola, che rallegrano i lettori di temperamento pacifico e rischiano di mandare in bestia gli altri. Il romanzo, criticato alla sua comparsa come immorale, ebbe grandi detrattori e grandi sostenitori. Quindi il lettore, e spero non ce ne sia uno solo, si troverà in buona compagnia qualunque giudizio voglia dare.
(“The History of Tom Jones, a Foundling”, 1749 in quattro volumi, 1.92 Mbytes).

1809, giovedì. Si conclude la battaglia di Wagram, che fu detta “l’ultima vittoria di Napoleone” (su Borodino si discute ancora adesso se sia stata una vittoria oppure no). Vi fu ferito il colonnello Armand de Kergaz, che incontriamo brevemente all’inizio de l’”Eredità misteriosa”, primo di una saga di almeno nove romanzi d’appendice, molti dei quali a loro volta suddivisi in varie parti, che hanno come eroe Rocambole. L’autore è Pierre-Alexis Ponson du Terrail. La scena iniziale ricorda l’inizio de il Mulino del Po, con i ruoli scambiati, nel senso che il buono muore e il cattivo eredita. Il cattivo è un Italiano, che, come ci spiega l’autore:”possedeva tutti i vizi dei popoli degenerati”. Non che l’autore ce l’avesse cogli Italiani, tra i quali ci saranno più avanti anche dei personaggi positivi. Solo, non rileggeva quel che scriveva, e per questo lasciò valide perle come il classico “Aveva le mani fredde come quelle di un serpente” ovvero “Con una mano alzò il pugnale, con l’altra disse…”. Rocambole compare tardi nel primo romanzo, ed è un giovane trovatello irremissibilmente malvagio, crudele e senza scrupoli. Il quale però verso il quarto romanzo si redime. I romanzi sono veloci (una specie di Dumas di serie B), con avventure poco credibili, uno sfigurato che si riconfigura, prigionieri che crediamo sepolti in prigione, ma ne fuggono continuamente ed alcuni morti indistruttibili che in verità non muoiono e ricompaiono vivissimi più tardi, come i personaggi di molte telenovele del giorno d’oggi. La saga, evidentemente incompiuta, fu continuata da altri dopo che l’autore la sospese al tempo della guerra Franco-Prussiana. Oggi Rocambole è poco letto, ma il nome ed il concetto sono sopravvissuti. Leggerne uno, tanto per gradire, ma si tratta di romanzi luuuuunghi.