Sardonicus dixit:”Quando paga, il turista fa cose che non farebbe nemmeno se lo pagassero.”
15 luglio
756, data della morte a Mawei di Yang Tuhuan (o Yang Guifei), favorita dell’imperatore Xuanzong il sesto regnante della dinastia Tang. Durante la rivolta di An Lushan, l’imperatore dovette fuggire dalla capitale Chang’an (oggi Xian), ma i soldati della guardia rifiutarono di proteggerlo a meno che fosse giustiziata Yang Guifei, considerata, con la sua famiglia, causa di tutti i mali dell’impero. L’imperatore dovette acconsentire e la favorita fu uccisa. Però l’imperatore non si voleva rassegnare alla sua morte. Il poeta Bai Juyi scrisse la “Ballata dell’eterno rimorso”, poesia lunga per i gusti cinesi (120 versi, 840 ideogrammi), che divenne subito un classico, tanto per la Cina quanto, inevitabilmente, per il Giappone.
(“Zhang hen ge”, VII sec., 120 versi).
Il romanzo giapponese Genji Monogatari nel Capo primo, “Kiritsubo – Il padiglione delle pawlonie”, riporta una vicenda che la corte di Heian considerava affine a quella di Yo-ki-hi, cantata dal poeta Hakuraku-Ten. Sotto questo travestimento giapponese si nascondono appunto i nomi di Yang Guifei e di Bai Juyi. Strano destino della lingua giapponese, che ha la scrittura più vicina al cinese e la pronuncia più lontana.
“Il romanzo di Genji”, della Dama Murasaki Shikibu, che non è il nome vero della dama, è un grande romanzo in tre parti, 54 capitoli o libri, che ci racconta nei minimi dettagli un mondo chiuso e poco noto all’Occidente, quello della corte di Heian (Kyoto) nel secolo XI. La lettura in lingua originale richiede qualche sforzo, perché da un lato non vi si usano nomi propri, dall’altro la lingua ha subito una certa evoluzione, nel lessico, nella morfologia, nella sintassi, nell’ortografia e addirittura nel modo di scrivere, che la rende poco comprensibile a chi conosce solo il giapponese odierno. Fortunatamente per chi vuol leggere il romanzo in giapponese esistono versioni modernizzate. Facile o difficile da leggere che sia, in originale o in traduzione, abbiamo qui a che fare con un classico “senza perifrasi” (come direbbe Tintin).
(“Genji monogatari”, XI sec., 1200 pagine).
Una illustrazione del primo capitolo in stile classico è reperibile in:
http://www.dartmouth.edu/~arth17/Kiritsubo.image.html
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Fine Ottocento. “Il Boulevard Sebastopoli, all’indomani del Quattordici Luglio, viveva ancora – Le Boulevard Sébastopol, le lendemain du Quatorze Juillet, vivait encore”. Incipit del romanzo “Bubu di Montparnasse”, di Charles-Louis Philippe. Pierre ama Berthe, Berthe ama Pierre, ma è succube di Maurice (Bubu), personaggio della mala parigina dalla forte personalità. La domanda è chi prevarrà. Semi-autobiografico, piuttosto fangoso.
(“Bubu de Montparnasse”, 1901, 220 pagine).