Sardonicus dixit:”Il miglior insegnante è il muro. Peccato che occorra sbattervi la testa”
22 luglio
1645, sabato. Morte di Don Gasparo Guzman conte-duca di Olivares (era conte di Olivares, duca di Sanlúcar la Mayor) raccontata nel romanzo picaresco “Gil Blas de Santillana”, di Alain-René Lesage. Nel romanzo, Gil Blas diviene uno degli uomini fidati di Olivares a partire dal capitolo 2 del libro 11, fino al capitolo 11 del libro 12, ventitre capitoli in tutto ( il libro finisce tre capitoli dopo). Il lettore italiano, che probabilmente ha sentito parlare di Olivares solo nei Promessi Sposi del Manzoni, che lo dipinge negativamente, può essere incuriosito da questa narrazione, vista un po’ dall’altra parte della barricata “in veste da camera”, e sostanzialmente favorevole.
Il Gil Blas è un caratteristico romanzo picaresco, probabilmente il migliore tra quelli francesi, e rappresenta un’epoca ed un modo di pensare .
(“L’histoire de Gil Blas de Santillane”, pubblicato tra il 1715 e il 1735, XII libri, 1.594 Mbytes).
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Santa Maria Maddalena: primo giorno della fiera di Beaucaire, menzionata en passant nell’ameno diario di viaggio da Parigi a Lione, parte in prosa e parte in strofette leggere, rimate come viene, di Chapelle (Claude-Emmanuel L’Huillier) e François le Coigneux de Bachaumont, che passano per il celebre “Pré” in cui si soleva tenere la fiera. Questo resoconto di viaggio scritto a quattro mani è breve e leggero come un soufflè. I motti di spirito scorrono senza fatica. Non mancano le malignità.
(“Voyage de Chapelle et de Bachaumont”, 1656, 30 pagine)
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1803, sabato. Data del discorso di William Pitt il Giovane, che viene probabilmente riprodotto nella scena III, atto 1, del (pretenzioso) “dramma epico”, non destinato al teatro, di Thomas Hardy “I dinasti”. Il discorso di Pitt è il primo avvenimento del dramma databile con buona probabilità, anche se il discorso effettivamente tenuto fu assai più lungo e - oserei dire – migliore della versione drammatica. Seguono nel dramma molti altri eventi assai più chiaramente databili (Ulm, Trafalgar, Austerlitz, Jena, Tilsit, Wagram, Salamanca, Borodino, Berezina, Lipsia, e, inevitabilmente, Waterloo). Non mancano coro e personaggi metafisici. Per lettori avvertiti e soprattutto interessati alla storia dell’epoca.
(“The Dynasts”, in 3 parti, 19 atti, trenta scene, pubblicato in parti nel 1904, 1906 e 1908).
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1832, domenica. Muore l’Aiglon, cioè l’Aquilotto, cioè Napoleone II, a Schönbrunn. È anche l’ultima scena del dramma omonimo di Edmond Rostand, ahimè, troppo inferiore al Cyrano di Bergerac (vedi 30 settembre). Forse era melenso il personaggio, pace all’anima sua, certo è melenso il dramma. Fortuna che l’ultima battuta è di Metternich, che rimette gelidamente le cose a posto.
(“L’Aiglon”, 1900, sei atti, in versi).
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1848, sabato, ore 9 del mattino. Incomincia “Un racconto di cavalleria” , di Hugo von Hofmannsthal, ragazzo prodigio Austriaco di fine Ottocento. Il breve racconto inizia e finisce come un rapporto militare, con linguaggio secco, precisione di tempi e di luoghi (siamo a Milano e dintorni e la prima fase della prima guerra d’indipendenza si sta concludendo con la sconfitta italiana. La battaglia di Custoza è ormai in corso). Il sergente Anton Lerch, protagonista, ha un’avventura di un giorno che incomincia (ri)incontrando una donna slava e poi continua ai margini della realtà. Prima in uno specchio e poi su un ponte presso un villaggio di incubo, Anton Lerch incontra anche…
Il racconto possiede descrizioni nette, volute simmetrie, parallelismi su vari piani e tratti irreali. Sembra non dir nulla e tuttavia lascia qualcosa.
(“Reitergeschichte”, 1899, breve racconto di una decina di pagine, da leggere)
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La madre di Hannele cita la Maddalena (di cui oggi è la festa) dicendo :
“Ho lavato i piedi del Salvatore con le mie lacrime, e li ho asciugati con i miei capelli”. Ammetto di aver letto questo dramma (il Viaggio di Hannele verso il cielo, “poema in sogno”) di Gerhard Hauptmann per sbaglio. Che farà il lettore? Le montagne dei sogni, sono montagne anche loro?
(“Hanneles Himmelfahrt”, 1894, due atti).
E, parlando di montagne per le montagne, visto che ci siamo, non si dimentichi di leggere la breve poesia di Rilke “Abbandonato sulle montagne del cuore”, e vedere se dice qualcosa.
(“Ausgesetz auf den Bergen des Herzens”, 1914, 15 versi)