Sardonicus dixit: “Possiamo ammettere di non avere solo quelle qualità che siamo sicuri di possedere”
4 agosto
1578, lunedì. Disfatta portoghese ad Alcazarquivir, radice di molti scritti e poemi, e pretesto per molti impostori, anche perché il corpo di re Sebastiano, beniamino dei Portoghesi, non fu trovato. Ebbe così origine la leggenda che il Re fosse sopravvissuto - e che ritornerà a salvare il Portogallo, il cosiddetto “Sebastianismo”. La disfatta viene nominata, senza dirne il nome, negli ultimi versi del poema “Camões” di Almeida e Garret (vedi 10 giugno).
Oggi l’opera più famosa del sebastianismo è probabilmente la raccolta di poesie “Messaggio”, l’unica pubblicata da Fernando Pessoa durante la sua vita. Si tratta di una presentazione poetica dell’intero movimento intellettuale. L’undicesima poesia della Parte II, “L’ultimo galeone”, rievoca la partenza del Re per la sua sfortunata spedizione, che doveva concludersi con la battaglia del 4 agosto. Leggere queste poesie, relativamente brevi, con la scorta di un buon commento, rivela un nuovo mondo semi-occulto, complesso, poco noto, magnificamente cantato. Forse la più apprezzata poesia è la breve “Mare Portoghese”, che rievoca le imprese del Portogallo come paese di navigatori ed inizia con i due splendidi versi:
Ó mar salgado, quanto do teu sal
São lágrimas de Portugal!
Mare salato, quanto del tuo sale
Sono lacrime del Portogallo! (Poesia X della Parte II)
(“Mensagem”, in tre parti: Brasão (= lo stemma), Mar Português e O Encoberto (= il nascosto, soprannome di Re Sebastiano); 1934, 44 poesie).
Sfortunatamente, al sale del mare non contribuirono solo lacrime di portoghesi: ci furono anche lacrime di circa cinque milioni di schiavi africani trasportati da negrieri portoghesi, responsabili di forse 40% di tutti i trasporti di schiavi attraverso l’Atlantico.
E’ opportuno notare che sulla tratta degli schiavi si leggono ancora oggi cifre a caso. Ma non è più ammissibile, perché i dati sono disponibili gratuitamente su Internet. Suggerisco di consultare la database: http://www.slavevoyages.org/tast/index.faces, in cui sono dati i dettagli su 35000 trasporti, tra il 1518 e il 1866, circa 80% del totale.
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“Quanti ne abbiamo oggi? È il quattro di agosto, vero? Bene. Allora ci sposeremo il primo ottobre”. Così dice Suor San Sulpizio all’innamorato Ceferino Sanjurjo, nel romanzo che da lei prende il nome, di Armando Palacio Valdés. Il lettore pio non deve preoccuparsi, né l’anticlericale allietarsi per i motivi sbagliati. Entrambi possono però godersi un simpatico romanzo, scritto come meglio non si potrebbe, con figure che saltano letteralmente fuori dalle pagine e decine di situazioni in cui ci pare di essere coinvolti direttamente. E poi, anche qui c’è sullo sfondo un’intera città con la sua distinta personalità, Siviglia la bella, con la sua Giralda, col suo popolo spensierato, o, forse, che si dà pensiero solo di quel che veramente importa. Se la vita in tutte le città Europee si è ormai appiattita ovunque nell’imitazione di una cultura originata altrove, non resta che dolersene.
(“La Hermana San Sulpicio”, 1889, 224 pagine).
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1914, martedì. La Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania. Entro la settimana che segue viene mobilitato tra gli altri un corpo di spedizione Indiano (Indian Corps), subito spedito nelle Fiandre, dove sarà decimato dal clima, dalle malattie, dalla malinconia. Entro un anno verrà spostato su un teatro di guerra più confacente. Faceva parte del corpo anche Chitra, il piccione viaggiatore protagonista di “Chitra-Griva”, di Dan Gopal Mukerji. Chitra è un romanzo per ragazzi, centrato su un ragazzino e sul suo piccione prediletto Chitra-Griva, nome che significa qualcosa come “gola iridata”. È un libro che lascia profonde impressioni: l’Himalaya, i rododendri, le notti nella giungla, le visite a monasteri di montagna, il cane rinselvatichito nelle trincee delle Fiandre. Se non si vuol leggere il Mahabharata, questo libro può aiutare a capire un poco di India – o addirittura quel che l’India avrebbe potuto essere. Lettura a tratti particolarmente rasserenante.
(“Chitra-Griva”, 1928, 192 pagine).
C’erano diverse migliaia di piccioni viaggiatori in servizio attivo nella prima guerra mondiale. Un piccione americano, Cher Ami, ottenne anche una “Croix de guerre avec palmes” dalla Francia.
Esempio di umorismo militare.