Sardonicus dixit “La catena di disgrazie che può causare ogni nostro singolo gesto è tale da giustificare l’inattività, la peggior causa di disgrazie.”
13 Settembre
1658, nuovo stile (3 settembre vecchio stile), muore Oliver Cromwell. È il soggetto di uno dei “Pensieri”, opera postuma di Blaise Pascal: Cromwell aveva distrutto la monarchia, stabilito il potere della sua famiglia, faceva tremare Roma, cioè il Papato. Ma si formò un piccolo calcolo nel suo uretere, e tutto fu finito. Fu osservato che Cromwell morì di febbri malariche, ma sembra in effetti più probabile che il suo corpo indebolito da febbri malariche sia stato finito da una setticemia in seguito ad infezione delle vie urinarie, più vicina a quel che scrisse Pascal - per quel che importa. Tutto ciò per dire che i Pensieri di Pascal non possono essere ignorati. Sono il grande abbozzo di un’apologia della religione cristiana cattolica, e contengono la famosa “scommessa di Pascal”. Il credente vi troverà motivo di conforto, il non credente potrà divertirsi a cercare le falle nei ragionamenti. Ma occorre fare attenzione: se Pascal magari non era smaliziato come noi, certo non era uno stupido e bisogna guardarsi dalle confutazioni semplicistiche. Aggiungo che ai soliti problemi inerenti alla lettura di un classico che ha quasi 350 anni, si aggiunge in questo caso l’incertezza delle edizioni (i pensieri vanno messi in ordine cronologico? in ordine logico? secondo un piano più o meno chiaro di Pascal, mai messo per iscritto? E poi, fin dove si può spingere l’editore per chiarire o eliminare i pensieri più frammentari?). Del caos in cui si trovavano questi appunti, delle sue ragioni e dei problemi che gli editori devono sormontare dà una chiara impressione l’introduzione all’edizione del 1670, di Étienne Périer. Se posso dare un suggerimento all’escursionista volonteroso, si prenda per prima cosa il testo più semplice possibile, magari proprio l’edizione 1670, elaborata in ambienti giansenisti. Poi, se la cosa interessa, ci si addentri nel labirinto delle edizioni critiche.
(“Pensées de M. Pascal sur la réligion et sur quelques autres sujets”, 1670, postumi; circa 360 pagine).
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1812, domenica. All’alba, vedendo la bandiera Americana sventolare su Fort McHenry, a Baltimora, Francis Scott Key compose l’inno degli Stati Uniti, che inizia appunto con le parole: “Oh, dimmi, puoi vedere, alla prima luce dell’alba” etc. L’inno è breve, utilizza un’aria scritta da un Inglese, John Stafford Smith, per circostanze del tutto diverse, ed è per definizione importante.
(“The Star Spangled Banner”, 1812, 16 versi o 10, a seconda di come vengono divisi dall‘editore).
E’ solo dal 1931 che “The Star Spangled Banner” è l’inno nazionale americano. “Hail Columbia “ era il suo predecessore, però non ufficiale. “Hail Columbia” è uno strano inno, in cui la musica, di Philip Pyle (1789), fu scritta prima delle parole, di Joseph Hopkinson (1798). Oggi è l’inno ufficiale del Vice-Presidente degli Stati Uniti. Pertanto credo di non averlo mai sentito nel corso di una cerimonia ufficiale.
“Once there were two brothers. One ran away to sea; the other was elected Vice President of the United States. And nothing was heard of either of them again. – C’erano una volta due fratelli. Uno fuggì per farsi marinaio; l’altro fu eletto Vice Presidente degli Stati Uniti. E non si seppe più nulla né dell’uno né dell’altro “ (detto di Thomas R. Marshall, 28° Vice Presidente).
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1928, giovedì. Termina il lungo racconto “ Colui che sussurrava nelle tenebre”, di Howard Phillips Lovecraft. Nella notte fra il 12 ed il 13 settembre 1928, il protagonista Albert N. Wilmarth incontra finalmente Henry Wentworth Akeley, per scoprire che…
(“The Whisperer in Darkness”, scritto nel 1930, pubblicato nel 1931; 26000 parole, 35 pagine).