Sardonicus dixit “La catastrofe per i perdenti nati è vincere alla lotteria”
12 Settembre
1764, mercoledì. Morte del compositore Jean-Philippe Rameau, il cui nipote dice che se alla sua morte avesse lasciato qualche brano inedito, lui se ne sarebbe tranquillamente appropriato. Da “Il nipote di Rameau”, di Denis Diderot, dialogo filosofico-satirico fra il cinico e miserabile LUI (che sarebbe appunto il nipote di Rameau) ed il moralista MOI (“io”, il filosofo). Il punto di partenza è la tesi di LUI, che gli uomini di genio siano solitamente inutili e sovente nocivi. Poi la tesi si disperde, LUI descrive il mondo corrotto e i propri propositi cinici, MOI cerca di convincerlo ad emendarsi con sermoni poco convincenti. Scenette vivaci, aforismi, aneddoti su costumi e personaggi del tempo. Ma i costumi sono cambiati e molti personaggi del tempo, citati nel lavoro, sono dimenticati. Inoltre, tutto sommato, siamo abituati ad affermazioni molto più dissacranti. Da leggere in caso di necessità.
(“Le neveu de Rameau, ou la Satire seconde”, scritto tra il 1761 e il 1773, pubblicato per la prima volta nel 1891, ma non ignoto nei 120 anni di intervallo; 194 Kbytes)
—
1906, mercoledì. Data di un ferreo programma giornaliero e di un elenco di proponimenti del quattordicenne Jimmy Gatz, che diventerà poi Jay Gatsby, il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Lo scritto, che denotava la ferma volontà di riuscire, viene mostrato fieramente dal padre di Gatsby a Nick Carraway, il narratore del romanzo, in una triste circostanza. Il “Grande Gatsby” è oggi considerato uno dei grandi romanzi americani, per la precisione con cui sono ritratti gli strati ricchi della società dell’America anni ‘20, materialistica e amorale, alla ricerca di denaro e di legami sentimentali superficiali e più o meno leciti, che pure non mancano di portare al dramma. Persino la copertina originale, dominata – presumibilmente - dagli occhi del Dr. T. J. Eckleburg, simbolo ricorrente nel romanzo, è considerata un capolavoro. Perché no?
(“The Great Gatsby”, pubblicato il 10 aprile 1925, 180 pagine.)