25 Settembre
1066, lunedì. Battaglia di Stamford, citata nel raccondo di Cedric, Capo XXI di Ivanhoe, di Walter Scott, il quale qui fa un errore e prende uno Stamford per un altro. Ciononostante Ivanhoe, il fedele cavaliere che lotta per rimettere Riccardo Cuor di Leone sul trono usurpato dal fratello Giovanni, probabilmente resta ancor oggi la figura più nota tra quelle create da Sir Walter Scott.
(“Ivanhoe”, 1819, 1.09 Mbytes).
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1260, sabato.
Ma fu’io sol colà, dove sofferto
Fu per ciascun di torre via Fiorenza
Colui che la difese a viso aperto.
Inferno X, vv.91-93.
Ha inizio (probabilmente) il congresso di Empoli. A rigore, forse il farlo incominciare di domenica sarebbe stato più logico. Ma è difficile trovare una data certa: neanche gli storici solitamente più accurati riportano le date di inizio e fine di quel convegno, e solo recentemente ho trovato quelle di 25-29 settembre nella non del tutto affidabile Wikipedia, senza che sia indicata la fonte. Speriamo che abbia ragione questa volta. Sappiamo che uno dei primi punti all’ordine del giorno fu la discussione della proposta di radere al suolo Firenze, perenne radice di guai per l’impero, appena sconfitta alla battaglia di Montaperti (4 settembre). “Ma - scrive il Davidsohn, nella sua monumentale storia di Firenze - contro questa proposta si alzò l’uomo a cui quell’ora diede la gloria intramontabile di aver salvato la sua città natale…… Manente degli Uberti, detto Farinata (pare, dal colore dei capelli, che dovevano essere biondissimi; NdA), a cui Dante in seguito diede fama immortale, gridò che finché fosse stato vivo avrebbe difeso Firenze con la sua spada”. E grazie a lui la proposta cadde. Nei rapporti degli storici, il discorso di Farinata si allunga e si abbellisce (?) sempre più man mano che ci si allontana dai suoi tempi. Ma è certo che il discorso fu breve e secco, ed i primi storici riferiscono che Farinata mise insieme per l’agitazione due proverbi: “Come asino sape, così minuzza rape” (cioè, io non so parlare bene, ma so farmi capire) e l’altro, “Vassene capra zoppa, finché in lupo non s’intoppa” (francamente, non so che c’entri). Oggi studenti annoiati leggono quella terzina aspettando che l’ora di Divina Commedia finisca. Eppure il pensiero delle conseguenze di questa azione coraggiosa, in cui gli storici successivi riconobbero che Farinata aveva preso l’iniziativa da solo, dovrebbe far girare la testa: che cosa sarebbero stati l’Italia, il Rinascimento e la civiltà occidentale senza Firenze? Oggi forse, dopo quasi ottocento anni, avremmo comunque la stessa non-cultura che abbiamo e si direbbero le stesse volgarità che si dicono, ma forse ci mancherebbe un sacco di cose fatte in tempi in cui, mentre c’erano gravi difetti e pensieri di certo politicamente non corretti, tuttavia arte e cultura e bellezza dicevano ancora qualcosa allo spirito umano.
(Dante, La divina Commedia, Inf. X, 91-93)
(Robert Davidsohn, Geschichte von Florenz, Vol II.1, Cap.7)