MELPOMENE SUL MISSISSIPPI

Date: 24 May 2018 - Sezione: racconti/

Ho messo qui in linea non un racconto, ma un saggio, una sorta di recensione tardiva di un vecchio film, “The Cure” (1995). Penso che la maggior parte dei commentatori (soprattutto Americani) professionisti nel 1995 non sia stata capace di vedere le potenzialità di questo film. Non era lo strappalacrime di tipo industriale, anche se sicuramente strappava con quasi insolente disinvoltura quante lacrime si potessero desiderare. Il film è un capolavoro, un documento storico (un fatto che stronca molti commenti fatti sul momento) e, soprattutto, una tragedia involontariamente (suppongo) costruita secondo i più alti modelli della tragedia classica. Ci sono il coro, le peripezie, la katastrophé, il deus ex machina, che è sullo sfondo della tragedia e che alla fine uscirà, portandoci alla finale catarsi o purificazione. O meglio, la catarsi sarebbe completa, se non fosse per le ultime due righe che ho scritto, che mettono il film in un contesto più ampio, che ci ricorda il monologo di Shakespeare: “Tutto il mondo è un palcoscenico, E tutti gli uomini e le donne sono semplicemente attori. “ Ahimè! Per la tragedia dell’umanità, la catarsi è ancora oltre l’orizzonte.


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