Questo poemetto è dedicato ai cercatori-mangiatori di funghi. Mi ha sempre colpito il fatto che ogni anno qualche centinaio di italiani perisca nel mangiare funghi dilettantescamente raccolti. E non lo si sa, ma probabilmente molto più numerosi sono coloro che si rovinano il fegato mangiando funghi che hanno effetti deleteri a lungo termine. Ma ciò che è più stupefacente è che spesso ci si avventura a mangiare funghi di cui non si conosce il gusto neanche per sentito dire. Perché per mangiare funghi dal sapore ignoto si rischia tanto? Quello che propongo è di separare la ricerca dei funghi dall’atto di mangiarli. La ricerca dei funghi per fotografarli, magari in time-lapse, o anche solo trovarli e ammirarli dà un significato a escursioni che, se non si vanno a cercare pericoli, sono salutari e divertenti, anche in età abbastanza avanzata. Invece, se si vogliono mangiare funghi, il meglio è comprare le poche specie eccellenti, acquistate in negozi fidati - o andare in ristoranti raccomandati. Io indico in tutto quattro specie, una delle quali, il tartufo bianco, non è neppure indispensabile. Però non vorrei aver instillato troppi dubbi. La mia opinione è espressa negli ultimi versi del mio poema:
Or parti, e sia il cuore tuo contento:
Gli dei han decretato che più lunghi
saranno i dì dell’amator dei funghi.
Per completezza ho aggiunto un prologo mitologico (penso ignoto alla stragrande maggioranza del genere umano) e un lungo excursus scientifico-divulgativo. Entrambe queste parti possono essere saltate a cuor leggero. Secondo me la seconda può dare un’idea di come le quattro specie di funghi che ho consigliati, o le settantacinque specie commestibili da me menzionate, siano la punta dell’iceberg, un iceberg gigantesco di milioni di specie, che costituiscono un Regno a parte, né animale né vegetale (quando studiavo da giovane, i funghi erano messi a viva forza nel regno vegetale).
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