Questo post era stato brevemente tolto per errore. Come avevo scritto, la fonte principale, oltre a Pascal stesso, è un manoscritto ingiallito che risale agli anni del mio liceo classico. Il nostro professore di Filosofia, che Dio l’abbia in gloria, aveva preparato un breve riassunto per la caotica opera di Pascal, che doveva accompagnarci in forma breve nello studio della già breve raccolta di Estratti dei pensieri di Pascal, curata da Michele Federico Sciacca (1958). Che l’opera di Pascal sia caotica ed abbia fatto scervellare centinaia di studiosi alla ricerca di un ordine logico, è cosa nota. E’ probabile che Pascal volesse scrivere una grande apologia della Religione Cattolica, progetto che restò incompiuto. L’opera è secentesca ed è facile criticarla: la grande fioritura filosofica era appena cominciata con Cartesio, con cui Pascal entrò subito in polemica. Ma c’era poco Spinoza, quasi niente Leibniz. Soprattutto mancavano la filosofia critica, l’idealismo , e soprattutto il positivismo, con le sue analisi spietate degli scritti in cui Pascal credeva ciecamente. Poco importa, Pascal era un genio ed è più facile deridere le sue idee che refutarle compiutamente. Del resto, come ho scritto a riguardo della Monadologia, è sempre interessante leggere i pensieri di un genio, per troppo astrusi o troppo complicati che siano. Ad esempio, la sua famosa “scommessa”, che tra l’altro non è contenuta negli appunti del mio Professore, fu assai grossolanamente refutata (?) da un bello spirito come Voltaire, che dimenticava che, inter alia, Pascal era uno dei fondatori del calcolo delle probabilità. Spero che questo mio saggio almeno non crei repulsione nel lettore, e, chi sa mai, lo spinga a interessarsi più a fondo ai Pensieri di Pascal.