Also Sprach Zarathustra, I - II.edizione

Date: 27 Jan 2022 - Sezione: umanistiche/filosofia/

Also Sprach Zarathustra -ASZ (“Così parlò – o parlava – Zarathustra”) è una notevole opera di F. Nietzsche, che non ha nulla a che vedere con la religione di Zarathustra o Zoroastro, o ne è piuttosto il contrario. In effetti Zarathustra per primo – secondo Nietzsche - introdusse la dottrina del Male e del Bene. Nel suo ASZ, quindi, Nietzsche dà a Zarathustra la possibilità di distruggere il suo “errore fatale”. Il libro “Al di là del bene e del male”, pubblicato poco dopo ASZ, tra le mille altre cose, tenta di chiarire questa rivoluzione, come già il titolo rivela. ASZ è un poema filosofico in prosa, l’opera prediletta dall’autore, che comparve nel 1885, fu un fiasco al suo apparire, ma fu assai letta (o almeno acquistata) tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, per avere poi un lento declino. Fu rivitalizzata negli anni Sessanta dal Film “2001 - Odissea nello spazio”, perché esso si apriva al suono della poderosa introduzione all’omonimo poema musicale di Richard Strauss.

Per rendere il testo più avvicinabile, ne ho parafrasato in poesia poco meno di un quarto. Non dico che non completerò l’opera (per me, la cosa più difficile da prevedere sono le mie decisioni future), perché il mio futuro non dipende solo dalla mia volontà. Comunque, è abbastanza improbabile.

Tuttavia, se si fa attenzione, tra gli autori di opere semi-divulgative sul soggetto, non sono l’unico a dare solo una parafrasi parziale di ASZ, limitata al prologo e alla prima parte. L’edizione italiana di Wikipedia parafrasa, oltre al prologo, quasi tutta la prima parte (manca l’ultimo capitolo) e poi una selezione dei capitoli della seconda parte. Della parte terza è data la parafrasi del primo capitolo, seguita dai titoli dei vari capitoli; della quarta parte sono dati solo i titoli dei capitoli. L’edizione tedesca dà una trattazione generale, ma discute in particolare solo due capitoli del poema, cioè “le tre metamorfosi”, I.1, e “Di donnicciuole vecchie e giovani”, I. 18, entrambe contenute nel mio sommario, e entrambe nella prima parte. L’edizione francese parafrasa brevemente in blocco le quattro parti dell’opera (più prologo), e identifica i loro temi principali: nella parte I, il Superuomo; nella parte II, la Volontà di potenza; nella parte III, l’Eterno ritorno. Nella parte quarta domina il pessimismo, che si conclude negli ultimi versi del poema, in cui Zarathustra, vinto il pessimismo, compagno inevitabile dell’uomo superiore, incomincia con ardore una nuova giornata: “Così parlò Zarathustra; e lasciò la sua caverna, forte e radioso come il sole mattutino che compare dai monti ancora avvolti di tenebre.” (Explicit del libro; trad. di Domenico Ciampoli, 1927). In realtà pare che Nietzsche meditasse di comporre una Quinta Parte, di cui restano solo pensieri sparsi, che doveva concludersi con il suicidio di Zarathustra gettandosi in un vulcano (idea del resto non originale).
L’edizione inglese dà moltissime informazioni sull’opera, sulla sua genesi, sui temi principali, su come fu accolta, sulla sua influenza e conseguenze (in particolare sul nazismo), sulle traduzioni (in particolare in inglese), ma non ne dà alcun sommario. Evidentemente, il motto dell’estensore dell’articolo è “No spoilers.” Ma per quanto riguarda le conseguenze sul nazismo credo che si possa dire che esse furono soprattutto opera di sua sorella Elisabetta, che diligentemente raccolse, curò, travisò gli scritti del fratello. La biografia di Nietzsche, che morì nel 1900 dopo undici anni di quasi follia, ha un finale tristissimo, non certo da Superuomo, e neanche da Oltreuomo, come è venuto di modo chiamare il Superuomo, con tutta la sua volontà di potenza. Invece, chi forse incarnò meglio (ma a modo suo) l’ideale del Superuomo fu uno dei più interessanti personaggi italiani della prima metà del Novecento, Gabriele d’Annunzio. Ma anche la sua biografia, che pure ha momenti di folgorante successo, che mancarono a Nietzsche, ha una conclusione di diciassette anni di “esilio volontario” nel decadimento fisico e intellettuale (compose una sola opera importante nel 1935, il cosiddetto “Libro Segreto”), nell’insieme penosa, neanch’essa da Superuomo (o Oltreuomo).
Certo il libro di Nietzsche fu assai letto in passato, soprattutto da aspiranti Superuomini, ma oggi dubito che sia un best seller, anche tra i cultori di filosofia non specializzati.

L’impressione che uno riceve dalle presentazioni che ho citato, su Wikipedia, è che l’ambizioso progetto di Nietzsche, di scrivere una nuova Divina Commedia o un nuovo Faust, o addirittura un Quinto Vangelo, in semi-prosa, non sia riuscito, e la sua lunga schiera di versetti altisonanti, ma d’incerto significato, e aforismi paradossali, provocatori e in ultima analisi contradditori abbia sì creato espressioni che sono rimaste, più o meno comprese, nel pensiero collettivo, ma alla fine, in poco più di un secolo, si sia rivelata di difficile digestione per i gusti moderni, come un pranzo indigesto per il troppo condimento, una sinfonia assordante per l’eccessivo accompagnamento.

In altre parole, sembra che la massima parte dei lettori filosofi dilettanti come me, alla lunga non riesca a completare lo studio di questo poema filosofico, e i più interessati ne leggano in media circa un quarto. Mi sento nella media, a me basta così. Spero solo che questo mio scritto non sia un deterrente dal leggere il resto. Se sarà così, la colpa sarà soltanto mia.


/