Dopo un altro anno, propongo un’altra grammatica (ovviamente in versi). Qui non cerco una lingua veicolare o una lingua esotica, ma la lingua di uno dei Paesi più vicini all’Italia. Si guardi una cartina geografica: l’Italia confina solo con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, mancando per un pelo la Croazia. Ma la Slovenia, geograficamente così vicina all’Italia, con una storia a noi vicina, è per qualche ragione un Paese lontano. Poiché tra vicini è meglio conoscersi, unisco il mio bizzarro contributo a questa conoscenza reciproca. Con un minimo di Sloveno, e poi un po’ di Francese e di Tedesco, si conoscono le lingue di tutti i vicini.
Delle lingue slave credo che lo sloveno sia il più semplice per un Italiano. L’alfabeto è latino, la pronuncia è decisamente semplice e logica, e la lingua moderna cerca la semplificazione, come molte lingue fanno. L’unico mostro sacro della lingua slovena è il numero duale, a cui gli Sloveni sembrano particolarmente affezionati. Io l’ho praticamente ignorato in questo mio saggio, non tanto perché non sia interessante (non sono le complicazioni che mi spaventano), o perché sia in disuso (al contrario, è ancora rigorosamente imposto in determinati casi), ma perché è applicabile in pochi casi. Inoltre credo che lo straniero che non sappia il duale, si possa far capire col plurale, come moltissime lingue indo-europee, che avevano il duale e non lo hanno più, insegnano.
Questo testo è per il lettore curioso e cerca di fornire delle basi abbastanza ampie perché il lettore possa costruirvi sopra l’edificio della sua conoscenza dello Sloveno. Al termine troverà un curioso tentativo di aiutare ad apprendere circa 240 parole, usando l’unico mezzo che conosco oltre alla memoria bruta. Non trascuri poi i siti che troverà in rete, tra cui il prezioso “Enostavno”, che vuol dire “facile”.Buona fortuna!
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