7 Novembre

Sezione: non-accadde/

Sardonicus Dixit “La natura aborre il vuoto: la pubblicità cerca di riempire quello dei desideri”.

7 Novembre
63 aC. Riunione in casa di Laeca, in cui Catilina mette a punto i piani per la sua congiura. Vi si fa riferimento più volte nella prima orazione Catilinaria, pronunciata il giorno 8 novembre da Marco Tullio Cicerone. Celeberrimo incipit “E fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? - Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”.
(“Catilinarie”, pronunciate tra i giorni 8 novembre e 5 dicembre 63 aC, pubblicate – non senza accurata edizione - nel 60 aC, quattro discorsi che sono stati un modello di oratoria per due millenni).
Cicerone, grandissimo oratore e pessimo poeta (se ne cita in particolare il verso sfortunato “O fortunatam natam me consule Romam”, che viene particolarmente valorizzato se lo si scandisce), ha il vanto di esser stato cantato dal poeta nizzardo Giancarlo Passeroni, che verseggiava con straordinaria facilità e semplicità. Il suo poema “Il Cicerone” è in 101 canti, 11097 ottave. Un’occhiata, questa straordinaria produzione la merita. Ci si accorge poi di aver letto dieci o venti ottave senza quasi rendersene conto. E’ prolisso, ogni cosa la dice almeno tre volte, ma parla con buon senso ed è blandamente divertente, con satira bonaria e moralismo senza morsi, condito da spensierati e voluti anacronismi. Perfino un critico acido come il Baretti apprezzava l’opera e l’uomo. Si raccontava che Sterne avesse avuto dal “Cicerone” la prima idea per il suo Tristram Shandy (vedi 2 marzo): entrambe le biografie non sarebbero altro che pretesti per digressioni su qualsiasi soggetto sia venuto in mente all’autore. Sarà. Sterne certamente incontrò Passeroni in Italia e rimase stupefatto della semplicità e bonomia del sacerdote, che, poverissimo, rifiutò qualsiasi aiuto pecuniario. Tutto quello che aveva, lo dava a chi aveva meno di lui (e non erano molti). Sulla sua bontà e carità circolavano molti aneddoti in Milano, temo più di quanti ne circolino oggi su tutti gli autori letterari viventi a Milano messi insieme.
(“Cicerone”, a partire dal 1775, CI canti, 88776 versi).
“E il mio poema, a dirlo chiaro e tondo
il più lungo sarà che sia nel mondo (canto CI, strofa 5). Non era vero, ma quasi.


1628, martedì, Don Abbondio incontra i bravi e incominciano i guai dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. In “Fermo e Lucia”, del 1823, si parla solo di “una bella sera d’autunno dell’anno 1628”. La data precisa appare fin dall’edizione del 1827. Nulla da dire, il romanzo va riletto, una volta che si sia decantata l’eventuale funesta impressione acquisita alle scuole medie superiori.
(“I Promessi Sposi, Storia Milanese del secolo XVII scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni”, 1827, XXXVIII capitoli, circa 600 pagine).
Lo stesso giorno incomincia, inevitabilmente, anche la lunga parodia dei Promessi Sposi scritta da Guido da Verona, un po’ troppo lunga per una parodia. Ma la frase iniziale del Capo 8 vale la pena, e può essere riciclata.
(“I Promessi Sposi”, 1929, XXXVIII capitoli, circa 330 pagine).
Circa venti opere musicali, nessuna delle quali chiamata all’immortalità, furono originate dai Promessi Sposi. Una di quelle che ebbero maggior successo è la seconda versione musicata da Amilcare Ponchielli, su libretto di Emilio Praga. Non posso astenermi dal notare che vi compare l’Innominato come Innominato (e io che credevo che fosse un trucco del Manzoni per tacerne il nome!) per cui, Parte III, Scena V, troviamo il seguente coro:
(Bravi entrando, e detti).
Qual meraviglia! – L’Innominato
Giunse al castello! – Tutto è mutato
Non par più quello – s’è confessato.
(“I Promessi Sposi”, 1856 su libretto di autori vari e poi 1872 su libretto di Emilio Praga, musica di Amilcare Ponchielli, in quattro parti).


Anno non specificato: Dorian Gray uccide Basil Hallward, il pittore che ha dipinto il suo ritratto.
Il romanzo (“Il ritratto di Dorian Gray”, di Oscar Wilde) è un capolavoro dell’orrore in versione decadente, che si regge su un’idea brillante ed è scritto con linguaggio vivace, ricco di paradossi e di sorprese. Nell’insieme è un’opera focale nella cultura occidentale. Da leggere.
(“The Portrait of Dorian Gray”; prima edizione “XIII capitoli”, 1890, 312 Kbytes; seconda edizione rimaneggiata “XX capitoli”, 1891, 451 Kbytes).