Sardonicus dixit: “A guardarsi indietro si rischiano o rimorsi o rimpianti.”
10 dicembre
Data della lettera con cui il Dr. Jekyll chiede al Dr. Lanyon, di andare alla sua casa, forzare una porta e un mobile, estrarne un cassetto e consegnarlo a mezzanotte ad un suo inviato (vedi 9 gennaio).
18**, domenica. Tartarino lascia definitivamente Tarascona (“Porto Tarascona” di Alphonse Daudet). Dal contesto, l’anno sembrerebbe essere il 1884, ma l’unica domenica 10 dicembre negli anni del romanzo avviene nel 1882. Non quadra, è troppo presto. Ancora peggio, non ci sono eclissi di sole visibili dalla Francia in una domenica di primavera di quegli anni. Quindi non posso neppure proporre un anno per il giorno in cui Tarascona apprese che Tartarino era morto a Beaucaire (tre mesi dopo il 10 dicembre). Ad ogni modo, con l’eclisse e con questa morte si conclude “Port Tarascon”, la terza ed ultima parte della trilogia di Tartarino. Ma si conclude malinconicamente, tanto da far pensare che il bonario Daudet fosse di umore particolarmente nero quando la scrisse.
(“Port Tarascon”, 1890, 300 Kbytes).
Lo spunto di “Port Tarascon” ricorda vagamente un illustre originale classico, la commedia “Gli Uccelli”, capolavoro di Aristofane, che io consiglio di leggere. Anzi, se proprio occorresse scegliere fra il dolceamaro “Port Tarascon” e “Gli uccelli”, consiglierei senz’altro i secondi, pur con tutte le cautele già espresse il 9 ottobre e in altre circostanze.
(“Ornithes”, 414 aC, 1765 versi).