Sardonicus dixit: “Molti pretendono che si renda omaggio alla loro umiltà.”
9 marzo
1711, lunedì. Usbek e Rica partono da Ispahan. Sono i due protagonisti delle “Lettere persiane”, di Charles-Louis de Montesquieu. Otto anni di permanenza in viaggio, 161 lettere, 25 corrispondenti. Si trattano vari aspetti della civiltà occidentale, in particolare la Francia fin de règne di Luigi XIV: politica, religione, morale, sociologia, economia. Poi i due Persiani si separano e incominciano a scriversi tra loro. L’ultima parte – quindici lettere - della corrispondenza, che fino a quel punto è un carteggio filosofico, arriva di sorpresa e muta completamente il tono. Temo però che i lettori interessati a questo tipo di finale, più romanzesco, abbandonino la lettura assai prima di arrivarci.
(“Lettres persanes”, 1721, 597 KBytes).
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1860, venerdì, ha inizio il libro “Due anni di vacanze”, di Jules Verne, con la tempesta in cui si arena lo Sloughi, yacht su cui - per errore - si trovano da soli quattordici ragazzi tra gli otto ed i quattordici anni ed un mozzo negro, che dovranno sopravvivere due anni abbandonati su un’isola.
(“Deux ans de vacances”, 1882, 214 pagine).
Il tema verrà ripreso in toni assai più lugubri da William Golding nel suo “Signore delle mosche” (scritto però fuori dai limiti di tempo che mi sono prescritto). Quel che interessa nel primo autore disturba nel secondo (ma può il protagonista Ralph piangere per la perdita di un’innocenza che – secondo la tesi del libro - non c’è mai stata?).
(“Lord of the Flies”, 1954, circa 250 pagine).