Sardonicus dixit: “I pigri non sembrano rendersi conto di quanto stanchi lottare contro la noia”.
11 aprile
1512, domenica. Battaglia di Ravenna, , in cui morì il comandante francese Gaston de Foix, che ebbe come successore monsieur de La Palisse, quello che era ancora vivo mezz’ora prima di esser morto (a Pavia, nel 1525). Certo questa battaglia avrebbe figurato alla grande nel feuilleton “La battaglia di Ravenna” progettato da Jérôme Paturot, protagonista dell’omonimo romanzo di Louis Reybaud.
(Vedi 25 febbraio).
Incidentalmente, l’essenza del feuilleton viene spiegata al protagonista: occorrono (i) un’eroina sfortunata e perseguitata, (ii) un tiranno sanguinario e brutale, (iii) un “paggio” sensibile e virtuoso, (iv) un confidente sornione e perfido. Può sempre essere utile saperlo.
Il libro di Reybaud fa frequenti riferimenti (bonariamente maligni) all’autore dei feuilleton che allora andavano a ruba negli strati meno intellettuali della società, il grande Paul de Kock. (”Se venite da Parigi dovete avere notizie fresche. Come sta Paul De Kock? - Vous venez de Paris et vous devez savoir des nouvelles. Comment se porte Paul de Kock?”, avrebbe chiesto un monarca non identificato ad un visitatore francese). La chiave del successo di De Kock era far sorridere e far sperare. Di lui mi sia permesso ricordare un libro tra i moltissimi, dal titolo “Andrea il Savoiardo”, che racconta la storia di uno spazzacamino (in Francia per lo più gli spazzacamini provenivano o dall’Alvernia o dalla Savoia: anche Jean Valjean, ne “I Miserabili” incontra uno spazzacamino savoiardo, che resterà un cocente rimorso per tutta la sua vita). Il viaggio dei due fratelli di otto e dieci anni verso Parigi, secondo me, non poteva essere descritto meglio. Lo stringimento di cuore di questi poveretti, per lo più onestissimi e leali, quando lasciavano le loro montagne, è rivissuto con commossa partecipazione. Furono molti i Savoiardi, di qua e di là delle Alpi, che seguirono quella strada. Alcuni riuscirono a tornare con qualche soldo al loro paese. Gli altri…
(“André le Savoyard”, 1825, circa 100 pagine).