Sardonicus dixit: “Ci meravigliamo dei malintesi, senza considerare che sono la regola e non l’eccezione”.
14 aprile
1865, venerdì. Durante la recita al Ford’s Theatre di Washington de “Il nostro cugino Americano”, dell’Inglese Tom Taylor, Atto III, scena 2, il Presidente Abraham Lincoln fu assassinato, secondo il meta-copione da sempre scritto dal destino.
La commedia teatrale, a lieto fine, con cento luoghi comuni e una benevola satira del parlare americano, era un inno alla praticità, franchezza, onestà, del tipico Yankee, impersonato da Asa Trenchard, piombato dal Vermont nell’aristocratica ma decadente Gran Bretagna per recuperare la sua eredità. La scena più originale, culmine del dramma, è “l’accensione del sigaro”, atto III, scena 1. Scena successiva: battuta particolarmente divertente di Asa, con fragorosa risata del pubblico, che soffocò lo sparo di John Wilkes Booth.
(“Our American Cousin”, 1858, tre atti).
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1838, sabato. Ne “I Buddenbrooks”, di Thomas Mann, Parte II, Capo 1, viene registrata la nascita della figlia Clara, alle sei di mattino. (Vedi 8 ottobre).