15 Aprile

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit: “In tutta la storia dell’umanità, impronte digitali eguali si potrebbero contare sulla punta delle dita”.


15 aprile

1849, domenica. Ordinanza Reale (Real Orden) con cui viene decretato il prolungamento fino a Zamora del Canale di Castiglia (notevole opera idraulica dei secoli XVIII e XIX, immeritatamente poco nota fuori di Spagna). Il Congresso decide la sovvenzione e l’annuncio è dato sul giornale “La Correspondencia”. Gioiscono alla notizia gli speculatori nella scena XIX del secondo atto di “La percentuale”, uno dei migliori drammi di Adelardo Lopez de Ayala e dell’Ottocento spagnolo. La trama è costituita da una speculazione senza esclusione di colpi sui terreni per cui passerà il canale, intrecciata con un amore a tinte romantiche se non addirittura rinascimentali. Anche più notevole, il dramma è in poesia, con rime libere. L’insieme è del tutto improbabile - e particolarmente interessante.
(“El tanto por ciento”, 1861, tre atti).


Mercoledì, verso mezzanotte, di un anno imprecisato del primo Ottocento (il libro fu pubblicato nel 1830 da un autore ventisettenne, e quindi l’anno può essere o il 1818 o il 1829, più probabilmente il secondo). Data in cui una fanciulla fu rapita dal Maligno, secondo certa stampa sensazionale visibile nella taverna di Mrs Lobkins e menzionata al Capo II di “Paul Clifford”, di Henry Bulwer-Lytton. Cito questo romanzo anche perché, a detta degli esperti americani, non è necessario leggerlo tutto. Basterebbe secondo loro l’incipit, cioè la prima frase, che ha il vanto di esser considerata, con qualche esagerazione, la più brutta della letteratura inglese. E’ il classico “Era una notte scura e tempestosa…- It was a dark and stormy night…”. Naturalmente i critici non prendono di mira solo queste poche parole, ma l’intera frase, effettivamente contorta e piena di parentesi (non però quante ne contiene il famoso incipit di un celebre romanzo italiano). Per parte mia non sarei così negativo: il libro ebbe successo, e non solo fra lettori privi di gusto. Lo scrittore era colto, era un attento osservatore della società del suo tempo, scriveva bene, anche se in uno stile forse troppo ricco per i gusti moderni, e aveva del genio.
(“Paul Clifford”, 1830, 1.03 Mbytes).

1861, lunedì. Alla tenuta di Tara, Scarlett/Rossella O’Hara spiega ai gemelli Tarleton che ne ha abbastanza di sentir parlare di “guerra” e di “secessione”. Secondo i gemelli, che non sono precisamente presentati come atleti del pensiero, “gli Yankees… dopo il modo con cui il Generale Beauregard li ha cacciati a cannonate da Fort Sumter l’altro ieri, dovranno o combattere o essere bollati come vili davanti al mondo intero” (Fort Sumter si arrese alle 14:30 del 13 aprile). È questo l’inizio del romanzo “Via col Vento”, di Margaret Mitchell, il maggior affresco della Guerra di Secessione Americana.
(“Gone with the Wind”, 1936, 1000 pagine, ma niente paura, molti Americani lo considerano ancor oggi tra i migliori romanzi della loro letteratura, il che vuol dire di tutte le letterature).

1874, vecchio stile, lunedì. Se i miei calcoli sono corretti è questo il drammatico giorno delle corse dei cavalli a Krasnoje Sjelo, in cui gareggia il bel Vronskij sulla cavalla Frou Frou, data cruciale del romanzo “Anna Karenina”, di Lev Tolstoj. I vari avvenimenti del giorno sono narrati da diversi punti di vista a partire dal Capo 19 della Parte II. Anna Karenina, con Emma Bovary (4 settembre) ed Effi Briest (3 ottobre) è una delle tre grandi figure femminili del secolo XIX, tutte travolte dalla passione, più che dall’amore. In una delle caratteristicamente grottesche classifiche americane (Time Magazine, 2007) Anna Karenina è definita come “il migliore romanzo mai scritto” (vedi sopra). Va detto che a quanto pare Tolstoi stesso lo riteneva il suo miglior romanzo.
(“Anna Karenina”, 1877; otto parti, 864 pagine, 1799 Kbytes).
La ricostruzione della data è discutibile. Ma l’anno è con ogni probabilità il 1874, in quanto in un salotto di San Pietroburgo si discute “il nuovo decreto dello zar” sulla coscrizione obbligatoria (1 gennaio 1874, vecchio stile). La corsa ha luogo dopo Pasqua, che fu il 6 aprile, e prima della fine di maggio, in cui avvengono altri episodi. Sappiamo anche che era il 15 del mese. Restano quindi il 15 aprile e il 15 maggio. Ma Karenin chiede alla moglie di raggiungerlo a San Pietroburgo immediatamente, “al più tardi martedì”. Quindi aprile, perché il 15 maggio era mercoledì.

1889, nasce Alberto Caeiro, uno dei tre maggiori eteronimi del poeta Fernando Pessoa (vedi 15 ottobre).


1890(?). Anthime Armand-Dubois scopre che per puro buon cuore la moglie Veronique ha dato da mangiare ai suoi ratti da esperimento che invece dovevano restare digiuni, ciò che si legge al Capo II de “I sotterranei del Vaticano”, di André Gide. I topi erano sei, due ciechi, due guerci e due normali, e c’è da chiedersi se questo episodio non simbolizzi il tema del libro, espresso come parabola della condizione umana, secondo la quale Dio sperimenta con gli uomini sottoponendoli a situazioni più o meno orrende, in cui ogni tanto giunge un soccorso (della Madonna?), quasi contro la volontà di Dio. L’esperimento comunque continua. Può anche essere. Il libro contiene un violento attacco contro la Chiesa, ma non è che molto altro si salvi. L’umanità di Gide è inumana e vive in condizioni inumane. Insomma, un libro di Gide, non di più, va letto per la propria formazione. Bisogna cercare di aver fortuna nella scelta.
(“Les caves du Vatican”, 1914, 497 Kbytes).

1903, mercoledì. “Ultima serata della Corte d’Amore”, da un invito riportato nel capitolo “Un salotto in pericolo”, dal libro “Belletti e veleni” di Jean Lorrain, una raccolta di “studi” che hanno come modello Balzac per l’idea, Zola per il realismo (modelli sfortunatamente non raggiunti, né l’uno né l’altro). Scopo dell’autore è di presentarci i lati oscuri della “Belle Epoque”. Gli orridi “Giochi di bimbi” ed il frenetico racconto “Zia Quinsonnais” sono i miei prediletti. Il quadro dell’epoca è vasto, se non esauriente. L’introduzione un po’ sermoneggiante riecheggia il libro di un’autentica gloria italiana dimenticata, il medico Bernardino Ramazzini, che per primo si occupò delle malattie professionali.
(“Fards et poisons”, 1904, 326 pagine).
Anche se alquanto tecnico, il libro di Bernardino Ramazzini è impressionante. Un’occhiata la si dovrebbe dare, perché ci rivela i retroscena della sfarzosa società del Sei-Settecento.
(“De morbis artificum – Le malattie professionali”, 1700, 360 pagine).