“E’ soprattutto attaccato alle sue idee chi non ne ha.” (DE)
30 maggio
*“ Le dernier vrai soldat est mort le 30 mai 1431, et c’est vous qui l’avez tué, vous autres ! Pis que tué : condamné, retranché, puis brûlé. – Nous en avons fait aussi une Sainte… * - L’ultimo vero soldato [della Cristianità] è morto il 30 maggio 1431. E l’avete ucciso proprio voi altri! Peggio che ucciso: condannato, soppresso, poi bruciato. – Ne abbiamo anche fatto una Santa…” (Si tratta, naturalmente, di Santa Giovanna d’Arco). Dialogo tra il curato di campagna e il giovane Monsieur Olivier Tréville-Sommerange, nobile arruolato nella legione straniera, fedelmente riportato nel “Diario di un curato di Campagna”, di George Bernanos. La data non ha veramente importanza. Ma tra i vari libri di cui parlo in questa raccolta, questo è dei più difficili da definire (come se servisse a qualcosa definirlo). Posso solo dire una cosa, è uno di quei rarissimi libri roventi che, una volta letti, non ci permettono più di pensare come prima. Quindi altamente inadatto alla lettura al giorno d’oggi, in cui l’ultima cosa che vogliamo è appunto cambiare idea, soprattutto se non ne abbiamo, e soprattutto sui problemi più importanti. Vivamente sconsigliato. E’ una sfida.
(“Journal d’un curé de campagne”, 1936, 254 pagine)
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1848, martedì, battaglia di Goito, “prima italica vittoria”, rievocata immaginosamente da Giosuè Carducci nella sua poesia “Piemonte” con bei versi (che non senza italico cattivo gusto furono prima troppo lodati, poi troppo sbeffeggiati).
(“Piemonte”, 1890, 132 versi).
Piuttosto, fu la battaglia ad avere un esisto curioso: c’erano circa 20000 fanti , 3000 cavalieri e 50 cannoni per parte e ne risultarono, in tutto 43 caduti sul campo del Regno Sardo, 68 dell’Impero Austriaco.
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1862, venerdì. Peyton Farquhar non aveva potuto “prender servizio nella valorosa armata che aveva combattuto le disastrose campagne concluse con la caduta di Corinth”.
Ci furono due battaglie a Corinth Mississippi. Solo alla prima si può però riferire la locuzione “caduta di Corinth”, perché ci fu un breve assedio, da cui i Confederati di Beauregard se la svignarono sotto il naso dell’Unionista Henry Halleck, lasciandolo con un palmo del medesimo. Halleck entrò nella città il mattino del 30 maggio.
Peyton Farquhar è il protagonista del breve e caratteristico racconto “Accadde al ponte sul Rio del Gufo”, del fantasioso scrittore Ambrose Bierce, uno dei maestri del fantastico e autore del “Dizionario del Diavolo”. Incidentalmente, la fine di Bierce nel Messico in rivoluzione (la sua ultima lettera fu del 26 dicembre 1913) è avvolta nel mistero, come è giusto.
(“An Occurrence/Incident at Owl Creek Bridge”, 1890, brevissimo racconto di cui sto dicendo troppo).
L’idea del racconto, il cui primo indizio in Bierce è il ticchettio dell’orologio, non è originale. Gli occidentali affermano che il primo esempio appare come undicesimo racconto nel “Libro degli esempi del conte Lucanor e del suo consigliere Patronio - Libro de los ejemplos del conde Lucanor y de su consejero Patronio” (1337). C’è però anche un precedente nella cultura cinese, il proverbiale “Huang Liang Meng - sogno del miglio giallo” (cioè una polenta di miglio), attribuito a Lü Dongbin, vissuto durante la dinastia T’ang (618-907 dC). A seguito del sogno, Lü Dongbin si sarebbe dedicato al Taoismo, diventando uno degli “Otto Immortali Taoisti” . In una versione precedente della storia, il sognatore è Lu Sheng, vissuto anch’egli durante la dinastia Tang.