Sardonicus dixit:”La vita altro non è che un vano tentativo di non sprecarla”
8 giugno
168 dC, martedì. Se non sbaglio, il giorno 8 giugno dell’anno 168 corrispondeva al giorno 15 (luna piena) del mese 4 dell’anno primo del periodo Jan-ning secondo il calendario cinese. In questo giorno avvenne il primo evento citato dal Romanzo dei Tre Regni, di Luo Guanzhong. L’imperatore Ling, degli Han Orientali, entrò nella Sala della Virtù, e vide un serpente nero accoccolato sul trono. Era questo il primo segno premonitore della fine degli Han, e della conferma della seconda parte della frase di apertura del libro, che “i sistemi a lungo decomposti inevitabilmente si riuniscono e quelli a lungo uniti inevitabilmente si frantumano”. In cinese questo incipit laconicamente suona “fen jiu bi he, he jiu bi fen” (otto sillabe in tutto, con i toni opportuni – bisogna farsele dire da un Cinese). Vedi 24 settembre.
—
1783, domenica. Incomincia l’eruzione del vulcano Laki in Islanda, una delle maggiori della storia. Ad essa fa riferimento - tra l’altro - lo strambo racconto “La millesima seconda notte” di Edgard Allan Poe, in cui ci viene finalmente detto come andò a finire la vicenda di Shahriyar e Sheherazade dopo il matrimonio. Veramente il titolo di Poe è “millesimo secondo racconto”, ma è chiaramente un errore. Qui Sheherazade racconta l’ottavo viaggio di Sinbad. Si viene messi in guardia dalla citazione iniziale:”La verità è più strana della fantasia - Truth is stranger than fiction”. Inoltre, l’autore asserisce che il testo deriva dal poco noto libro “Dimmiora Everoono - Tellmenow Isitsoornot”. Il lettore digiuno delle scoperte ed invenzioni del XVIII-XIX secolo dovrebbe rifiutare di leggere la storia a meno che questa sia corredata dalle annotazioni di Poe stesso, e da annotazioni alle annotazioni, le più pedanti possibile.
(“The Thousand-and-Second Tale of Scheherazade”, 1845, 7600 parole, 13 pagine, note incluse).
Naturalmente, la Millesima Seconda Notte è un esercizio scherzoso, che potrebbe essere rifatto oggi risultando in un racconto anche più sorprendente. Invece, la collezione originale, Le Mille e Una Notte, in arabo, è un monumento della letteratura mondiale, raccolto da disparate sorgenti egiziane, indiane, persiane, arabe. Mentre sono pochissimi gli influssi documentabili in Occidente prima del Settecento, esistono varie traduzioni/riduzioni dell’opera, che comparvero in Europa a partire dall’inizio del XVIII sec. ed influenzarono ampiamente la cultura occidentale. Aladino, Alì Babà e Sinbad il marinaio fanno da tempo parte della cultura mondiale. Il lettore veramente coraggioso potrebbe provare a leggere la traduzione integrale di Richard Burton, con le divagazioni, le giaculatorie, le poesie dell’originale, le annotazioni - nonché vari dettagli censurati nelle prime redazioni. Esistono anche redazioni più moderne.
(“Kitab ‘alf layla wa-layla”, intorno al secolo X. La traduzione di Richard Burton (1885-1888) è in XIX volumi, circa 16 Mbytes; reperibile in italiano in circa 2600 pagine).
—
1795, lunedì. Data ufficiale della morte nella prigione del Tempio, a dieci anni, di Luigi XVII, figlio di Luigi XVI . Le non chiare circostanze della sua morte fecero pensare che in realtà il Delfino fosse sopravvissuto, e in seguito comparvero qua e là impostori che dichiararono di essere il Delfino. Particolarmente poco probabile è l’imbroglione noto come “il duca”, che dichiara di essere il Delfino nel Capo XIX de “Le avventure di Huckleberry Finn”, di Mark Twain. Si tratta di un romanzo picaresco, forse il migliore degli ultimi 150 anni, raccontato come solo un ragazzino quattordicenne (o Mark Twain) avrebbe potuto raccontarlo. Un capolavoro, anche e soprattutto per adulti che hanno il coraggio di volersi ritrovare giovani.
(“The Adventures of Huckleberry Finn”, 1884-1885, quasi 400 pagine).
Anche Silvio Pellico ha come vicino di prigione a Milano il duca di Normandia, cioè Luigi XVII (era probabilmente l’impostore Henri Herbert), come leggiamo nel Capo XVIII e seguenti de “Le mie prigioni” (vedi 17 settembre). Pellico evidentemente non ci crede.
Recenti analisi del DNA del cuore del bambino morto nella prigione del Tempio sembrano confermare che si trattasse proprio di Luigi XVII, e quindi tutti gli altri non erano che impostori, compreso, spiace dirlo, il”duca” di Huckleberry Finn.