9 Giugno

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”Beato il superficiale, che agli interrogativi preferisce gli esclamativi!”


9 giugno
68 dC. Morte di Nerone ed anche, secondo Svetonio, giorno in cui Nerone uccise Ottavia nel 62 dC. La morte di Nerone è profetizzata a Ottavia dallo spettro di mamma Agrippina nella tragedia “Ottavia” di Seneca. I particolari possono far sospettare che la “profezia” sia stata scritta dopo il fatto, tecnica di successo usata quando possibile da chi fa previsioni. In questo caso la profezia è anche più sorprendente, perché Seneca, quando morì Nerone, era già morto da tre anni. La tragedia, scritta più per esser letta che per essere recitata, come si comprende dalle lunghe declamazioni dei vari personaggi, si svolge nei tre giorni in cui Nerone ripudia Ottavia e prende Poppea come moglie (furono probabilmente dodici giorni). Il latino di Seneca è bello, ma insidioso: uno crede di aver capito tutto, e poi scopre di aver mancato il punto principale. Provare per credere.
(“Octavia”, circa 70 dC, 982 versi)

1290, venerdì. Alla “prima ora” muore Beatrice, amata da Dante (che, tolto qualche saluto, non le parlò mai). Ciò si desume dal Capo XXIX de “La Vita Nuova”, di Dante Alighieri. Visse ventiquattro anni sulla Terra, ma ha vita eterna (anche o almeno) nel mondo di cui scrivo il calendario.
(“La Vita Nuova”, 1292-1293, 42 brevi capitoli contenenti trentun liriche fra le migliori della nostra letteratura. Si può leggere in un week-end. Comunque, si deve leggere).

1507, mercoledì. Data dell’introduzione, vera o fittizia, allo « Elogio della follia », di Erasmo da Rotterdam. Il breve libro fu un grande successo del suo tempo (ma bisognerebbe notare che al suo tempo i lettori appartenevano quasi unicamente al mondo dei dotti, e - oh come si vede !). Inoltre aiutò la causa protestante, per quanto Erasmo non fosse protestante né lo fosse il suo amico a cui il libro fu dedicato, Thomas More, poi addirittura martire e santo per la Chiesa Cattolica. Anche il libro, nelle sue declamazioni contro i predicatori, i teologi, i frati, i vescovi, i cardinali, i Papi, non va oltre la critica all’ipocrisia e all’indegnità, che la parte sana della Chiesa Cattolica condivideva. Dante stesso, per citare il più famoso esempio, aveva adottato una simile linea. Altro esempio: vengono fustigate le manifestazioni superstiziose del culto dei Santi, ma non viene per questo disapprovato il culto stesso, ciò che era uno degli obiettivi dei Protestanti. Inoltre, secondo Erasmo, Cristo al momento di giudicare guarderà in pratica solo alle opere di carità. Il libro non è propriamente un elogio, ma una declamazione in cui parla la follia, che loda se stessa in prima persona, dando un quadro della società del primo Cinquecento. C’è qualche incoerenza nel fatto che il lettore alla fine non sa se la follia sia un un male lodato ironicamente o un vero bene. Forse entrambi. Il finale, in cui si dimostra che il Cristianesimo è follia, sembra non vada interpretato in senso negativo e quindi agnostico, ma positivo e decisamente cristiano. Il libro è di faticosa lettura. Quindi un vero classico, sotto tutti gli aspetti, ma almeno è breve.
(« Encomium moriae », 1511, 215 Kbytes)
Il titolo latino, a detta dello stesso Erasmo, è un’allusione al nome dell’amico a cui è dedicato.
Erasmo o Desiderio Erasmo da Rotterdam secondo diversi autori si chiamava originariamente Gerritt Gerritszoon, ed è il personaggio a cui si accenna alla fine del romanzo “Il chiostro e il focolare”, 26 gennaio. Gerritt, Desiderius ed Erasmus, almeno nella mente di Erasmo stesso, che se ne intendeva abbastanza, significavano la stessa cosa, rispettivamente in olandese, latino e greco. Sembra in ogni caso che Erasmo sia stato il nome di battesimo.

1797, venerdì. A tutti gli effetti termina il “Grande Ammutinamento” dell’ancoraggio Nore, iniziato il 12 maggio. Il capo, Richard Parker, verrà giustiziato il 30 giugno. Il processo a Billy Budd, nel racconto omonimo di Herman Melville, avviene dopo questo ammutinamento (menzionato più volte nel testo), e ne è fortemente influenzato. Un marinaio benvoluto da tutti, che non si può difendere, le forze del male incarnate in un ufficiale e ancor più nella disciplina militare, fanno di questo breve romanzo una parabola delle aberrazioni della lettera della legge. Melville, col suo abituale stile filosofico-religioso-mistico, suggerisce anche altre, più elevate, analogie e gioca sull’innocenza d’animo di Billy Budd fino a renderla perfettamente esasperante.
(“Billy Budd”, pubblicato postumo nel 1924, 150 pagine).
La novella è comparsa con diversi titoli: le prime versioni davano il titolo come “Billy Budd, Foretopman – Billy Budd, gabbiere di parrocchetto”, ma si pensa che infine il titolo potrebbe essere “Billy Budd, Sailor: (An Inside Narrative) – Billy Budd, marinaio: storia vista dall’interno, o forse meglio, una storia di marinai”.