Sardonicus dixit:”Sono pronto a seguire ogni bandiera a patto che non lasci vedere la meta”.
21 agosto
1625, domenica. John Blackwall e sua moglie Jane morirono entrambi in questo giorno, come si apprende da un monumento situato nella chiesa di San Nicola in Abingdon. E’ l’unica data citata per esteso in “Tre uomini in barca (per non parlar del cane)”, capolavoro di Jerome K. Jerome, che racconta l’escursione-campeggio di tre begli spiriti tra Kingston e Oxford. Doveva essere una guida seria, e la data citata fa parte di questo tema del libro. Ma l’elemento umoristico prese il sopravvento e ancor oggi i Tre Uomini in Barca sono considerati uno dei migliori classici dell’umorismo mondiale. Incidenti di viaggio, ricordi del passato, considerazioni, un po’ di informazioni storiche, qualche commozione. E nessuna data che permetta di situare il viaggio nel tempo: c’è quasi da pensare che il non introdurre date sia stato un espediente per evitare l’invecchiamento del romanzo. L’espediente è riuscito, questa lettura è ancor oggi indispensabile.
(“Three Men in a Boat (to say nothing of the Dog)”, 1889, 372 KB, 180 pagine).
I tre umani erano personaggi reali: Jerome (l’autore), George (Wingrave, che fece una bella carriera nella Barclays Bank, ciò che non ci si aspetterebbe da certe notazioni del romanzo) e Harry (Carl Hentschel). Il cane, Montmorency, è del tutto fittizio, ma non poteva essere meglio inventato.
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1869, sabato. Data dell’ultima pagina (pagina ottantasette) di annotazioni di Sylvestre Bonnard. Da “Il delitto di Sylvestre Bonnard”, di Anatole France (vedi 24 dicembre).