Sardonicus dixit “Quanti sacrifici non bisogna fare per poter meritare l’ingratitudine altrui!”
ORACOLO II di RENATUS NOSTRADAMUS, Domenica 3 settembre 2017.
AU LAC FUCIN DE BENAC LE RIVAGE
ET LA LOI SAINCTE EN TOTALE RUINE
NAY DE TROIS BRAS PREDICT BELLIQ IMAGE
QUAND D’OR D’ARGENT TROUVE NOUVELLE MINE.
Al Lago Fucino fino alla(?) riva del Benaco
E la santa legge in totale rovina
Nato con tre braccia predice bellica immagine,
quando d’oro e d’argento trovano nuova miniera.
The shore of lake Garda to lake Fucino
and the holy law in utter ruin.
Born with three arms the predicted warlike image,
When a new source of gold and silver is discovered.
Confesso che la tentazione di tentare di trarre un secondo oracolo è stata forte, perché non riesco a predire che cosa possa predire questo oracolo. Però sono fedele alla mia consegna. L’oracolo lo fa Renatus Nostradamus, non io.
Per quanto riguarda l’oracolo della scorsa domenica è ovvio che il primo verso, usando la versione italiana - non quella Americana - si riferisce a Kim Jon-un, dal quale tutto il mondo reclama la pace; il secondo e il terzo verso riflettono l’Uragano Harvey: le refus può essere tanto l’inquinamento locale quanto il rifiuto del sindaco di Houston di ordinare l’evacuazione della città. Naturalmente la costa USA del Golfo del Messico sono le Fiandre degli Stati Uniti (la prima contea a Est sulla costa si chiama addirittura Orange County - non investighiamo perché). L’ultimo verso per me resta oscuro. Sono certo che il significato lo troverà qualche esperto fra qualche secolo.
3 Settembre
36 bC. Sesto Pompeo viene sconfitto da Marco Vipsanio Agrippa alla battaglia tra Mylae e Naulochos, in Sicilia, ricordata al verso 215 dell’Idillio X, “Mosella” di Decimo Ausonio Magno. Non si tratta però di un ricordo di guerra, ma di giochi di ragazzi. Il poemetto, che ricorda il viaggio del poeta lungo la Mosella, da Bingen a Treviri, è appesantito dall’eccessiva erudizione storica, naturalistica, geografica, letteraria. Quindi va letto almeno due volte per scoprirne la struttura e le bellezze, che ci sono. C’è in più la triste bellezza del destino, che sulle ignare scene idilliache descritte da Ausonio stava stendendo – noi lo sappiamo - l’ombra delle invasioni barbariche.
(“Mosella, IV sec dC , 483 versi)
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1588, martedì. Muore Richard Tarlton, attore comico, acrobata e maestro di scherma, in cui viene sovente riconosciuto (veramente su base assai tenue) il buffone Yorick, di cui il principe Amleto trova il teschio (atto V, scena 1). L’Amleto è del 1600 circa, con prima rappresentazione nel 1603. Se in esso si intrecciano la storia del principe del X secolo (?), e la vicenda personale di Shakespeare, l’identificazione non è implausibile (ma Yorick, secondo uno dei becchini, sarebbe morto da ventitre anni). In quanto all’Amleto stesso è forse la più nota delle grandi tragedie di Shakespeare, e se non la si è ancora letta, semplicemente non si perda tempo, si lasci ogni altra occupazione e la si legga. Sarebbe un peccato incamminarsi verso “la terra inesplorata da cui nessun viaggiatore ritorna” senza essersi preparati seguendo almeno una volta le riflessioni a ondate dei trentacinque versi del grande monologo (atto III, scena 1).
(“The Tragedie of Hamlet, Prince of Denmark”, scritta tra il 1599 e il 1601, prima rappresentazione 1603, cinque atti)
Ma se appunto l’originale Yorick era morto da un pezzo al tempo della rappresentazione dell’Amleto, abbiamo un problema con le date di un altro dramma, “Un nuovo dramma”, di Manuel Tamayo y Baus, che mette in scena la gelosia di Yorick, ambientata nel 1605. Tamayo y Baus è sovente considerato il più grande drammaturgo spagnolo del XIX secolo, e il Nuovo Dramma il miglior dramma spagnolo del periodo. Non so che dire. Che il dramma sia bello e ben costruito è un fatto, che sia un’opera tanto superiore a tutte le altre mi è meno chiaro. L’espediente del dramma nel dramma è già nell’Amleto di Shakespeare e per trovare qualcosa di veramente originale bisognerà arrivare a Pirandello.
(“Un drama nuevo”, 1867, tre atti, 78 pagine)
Per un’inattesa quanto notevole recita del monologo dell’Amleto, si veda il 21 ottobre.
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1792, lunedì. All’indomani della resa di Verdun alle forze contro-rivoluzionarie, vengono offerti confetti e viene dato un ricevimento al re di Prussia con ballo.
Il fatto viene riportato, tra gli altri, da Goethe, nella sua “Campagna di Francia” (vedi 20 settembre). Carducci vi si ispira nel sonetto V della serie Ça Ira (“Verdun, vile città di confettieri”).
(“Ça ira”, libro VII di “Rime nuove”, 1883, 12 sonetti).
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1792, uccisione della principessa Maria Teresa Luisa de Lamballe (che tra l’altro era una Savoia-Carignano, nata a Torino) subito riportata con dettagli particolarmente macabri, che secondo la moderna critica erano già allora in parte inventati, da entrambe le parti, con scopi opposti. La testa fu presentata alla regina Maria Antonietta su una picca. Carducci ricorda questa scena nel suo “Ça ira”, sonetti VIII e IX, in cui la totale assenza di pietà per lo scempio rende la sua poesia abbastanza detestabile, tanto più che chi conosce la sua storia sa che la principessa era un’anima nobile, che meritava ogni rispetto.
(“Ça ira”, libro VII di “Rime nuove”, 1883, 12 sonetti).
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(Anno imprecisato) Brigitte Touchard ricorda a Hubert De Latour-Latour che egli ha incontrato il direttore degli archivi, Monsieur Pelisson, a cena presso il duca de Maulevrier il 3 settembre. L’Abito Verde, di Flers e Caillavet. Atto II, scena 6.
(vedi 31 gennaio)
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Compleanno del narratore nel libro “La città e le montagne”, di José-Maria de Eça de Queiroz, che racconta l’esperienza di un nobile e ricco giovane portoghese che va ad abitare nella città per eccellenza, cioè Parigi. Le umiliazioni non mancano, fino a che…
(“A cidade e as sierras”, 1901, 439 Kbytes).