Sta diventando di moda chiedersi se siamo esseri reali o virtuali, cioè personaggi di una simulazione. In realtà la teoria offre due possibilità: nella prima noi siamo reali, ma viviamo in una sorta di sogno; nella seconda anche noi facciamo parte del sogno. Tutto ciò con diverse varianti. Questa teoria è abbastanza vecchia , e l’idea che la nostra vita sia in realtà una sorta di sogno è addirittura antichissima, ma restò per secoli confinata alla filosofia (il solipsismo) e alla letteratura. Nel secondo dopoguerra la questione passò ai racconti e film di fantascienza. IL film chiave fu Matrix (1999), in cui gli uomini, sconfitti dalla macchine, che si cibano del loro sangue, hanno una vita reale addormentati in sarcofaghi e opportunamente intubati, e intanto “sognano” una vita come la nostra, grazie a opportune pillole. Come si vede, siamo ancora lontani dalla domanda se noi stessi siamo esseri virtuali: in Matrix siamo esseri reali che sognano. Nel 2003 Nick Bostrom pubblicò un articolo “serio” per cui l’idea, che da anni circolava nei racconti e film di fantascienza, incominciò a ottenere l’attenzione del mondo scientifico. Con questo la simulazione si estende a noi, e ci si chiede appunto se noi siamo esseri reali o virtuali. Il 13 ottobre 2020 l’autorevole “Scientific American” dedicò a questo soggetto l’articolo principale. Ma già erano decine le domande, ad esempio su Quora, che chiedevano più o meno le stesse cose: ci sono prove che viviamo - oppure non viviamo - in una simulazione? Siamo noi stessi personaggi di una simulazione? Leggendo le varie risposte, non ne ho trovata nessuna realmente convincente, né a favore, né contro. Mi sono convinto che sul soggetto si possono solo avere opinioni, e in pratica la verità la si saprà solo se chi ci simula si farà vivo per informarci. Quindi, se noi non siamo esseri virtuali finiremo col dubitare per sempre di esserlo. Qui esamino principalmente il caso in cui noi stessi siamo esseri virtuali.

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